Lunedì 15 Luglio 2024
COSTANZA CHIRDO
Libri

“L’Amica Geniale” è davvero il libro del secolo? A “Fahrenheit” il dibattito sulla classifica del New York Times

Simona Baldelli e Martina Testa, in dialogo con Tommaso Giartosio a Radio3, analizzano il panorama editoriale americano discutendo sul trionfo di Ferrante. “In Italia non sarebbe arrivata prima”

"L'amica geniale", serie tratta dal libro di Elena Ferrante, prodotta da Wildside, Fandango e The Apartment

"L'amica geniale", serie tratta dal libro di Elena Ferrante, prodotta da Wildside, Fandango e The Apartment

Roma, 15 luglio 2024 – Il titolo di libro più bello del XXI secolo aggiudicatosi da “L’Amica Geniale” di Elena Ferrante nella classifica del New York Times sta facendo discutere. Unica autrice (o autore?) italiana presente nella top 100, con ben tre titoli, dei quali uno primo in classifica. Cosa dice questo dell’industria letteraria americana? E di quella italiana? Oggi su Rai Radio3, il conduttore di Fahrenheit Tommaso Giartosio ne ha parlato con Simona Baldelli, scrittrice e firma di Quotidiano Nazionale (Il Resto del Carlino, La Nazione, Il Giorno, Luce!), e Martina Testa, editor per Edizioni Sur e traduttrice.

Durante la trasmissione, Giartosio, Baldelli e Testa decostruiscono la classifica del Times, analizzandone i meccanismi alla base. Oltre 500 autori, scrittori e intellettuali sono stati reclutati dal quotidiano per indicare i loro 10 titoli preferiti tra i libri pubblicati (in lingua inglese) dal 2000 in poi. Queste liste sono poi state incrociate e sommate per arrivare a quella finale. Baldelli si era già espressa riguardo la classifica in un articolo per QN: per l’autrice, difficilmente Ferrante sarebbe arrivata prima se la lista fosse stata stilata in Italia. Secondo lei, “con difficoltà avremmo indicato un connazionale, piuttosto avremmo indicato un autore o autrice estero, raffinato, di nicchia”. Tutto ha a che fare con quella sensazione di “sentirci giudicati attraverso i giudizi che diamo”, dice Baldelli. Per lei c’è stata della “goliardia”, un senso di gioco e un tocco di leggerezza, nella stesura della classifica del Times: ogni anno escono migliaia di libri, è impossibile che qualcuno li abbia letti tutti. “La maggior parte dei romanzi della lista sono romanzi di trama”, fa notare l’autrice. Tuttavia, “per aver votato Ferrante sicuramente devono averla letta e apprezzata” aggiunge.

Per Testa è stato sorprendente vedere Ferrante in cima a una classifica rappresentativa del “quadro americano”, di ciò che si legge negli USA. Secondo lei è un risultato molto collegato al sistema editoriale statunitense, dominato dall’industria editoriale di New York: tutti i titoli nella hit parade sono passati dalle grandi agenzie newyorkesi, in grande misura pubblicati dai colossi dell’editoria nord-americana. In questo contesto, è sicuramente bello vedere al primo posto un titolo di un editore indipendente come Europa Editions. Ma è comunque da considerare che questo è ciò che ritiene importante il mondo letterario degli USA interpellato dal NYT – un altro giornale avrebbe interpellato critici diversi e forse avrebbe presentato risultati diversi, secondo Testa.

Paragonando la lista del NYT alle classifiche annuali della “Lettura” del Corriere della sera, per esempio, emergono delle differenze. La lista del Corriere è molto più orientata verso titoli stranieri, ma ha senso se si pensa che in America si traduce relativamente poco rispetto all’Italia. Le pubblicazioni di autori e autrici straniere, in percentuale, sono molto più presenti nelle pagine del NYT che nel mercato editoriale americano. La top 100 del quotidiano potrebbe essere quindi anche interpretata come segnale di un’America che si apre di più alle traduzioni e alla letteratura internazionale. Tra i primi sette titoli ce ne sono tre di afroamericani – qualcosa che, secondo le voci di “Fahrenheit”, non sarebbe accaduto 10 o 20 anni fa. E tra i primi dieci, quattro sono di donne. Questo sicuramente dimostra un’apertura del panorama letterario americano. Anche se rispetto a quello italiano, presenta una minore bibliodiversità. Inoltre, come precisa Testa, la classifica è anche un’iniziativa promozionale più che una seria ricognizione critica dello stato della letteratura mondiale – anche se comunque qualcosa di serio ne emerge, altrimenti non se ne discuterebbe tanto.

In parallelo alla discussione, Giartosio ha invitato gli ascoltatori a rivelare quale libro avrebbero scelto loro come il più bello del secolo. A fine trasmissione, la domanda è stata rivolta anche alle due interlocutrici: Baldelli ha risposto “L’animale morente”, di Philip Roth (Einaudi, 2002), mentre per Testa è “Il tempo è un bastardo”, di Jennifer Egan (Minimum fax, 2011).