Roma, 15 ottobre 2024 – Il giorno di Santo Stefano, nel 2022, Hanif Kureishi, 69 anni, drammaturgo, sceneggiatore e scrittore britannico, si trovava nella sua casa a Roma. Stava bevendo una birra e guardando una partita il football sul suo iPad, quando a un certo punto, alzandosi, è svenuto e caduto a terra. Si è risvegliato in una pozza di sangue, con sua moglie, Isabella d’Amico, inginocchiata accanto a lui. E ha scoperto di essere rimasto paralizzato. Nel suo ultimo libro, “In frantumi”, in uscita in Italia per Bompiani il prossimo 6 novembre, l’autore racconta come la sua vita si sia frantumata dopo la caduta, e della lotta per cercare di rimettere insieme i pezzi.
“Molti dicono che quando sei in punto di morte tutta la vita ti scorre davanti agli occhi, ma io non pensavo al passato quanto al futuro, a tutto quello che mi era stato sottratto, a tutte le cose che volevo fare” racconta Kureishi, che da un giorno all’altro si è ritrovato privo della capacità di scrivere, di camminare, di lavarsi: “Credevo di stare morendo, che mi rimanessero tre respiri. Mi sembrava un modo miserabile e ignobile di andarsene”. Invece lo scrittore è sopravvissuto, ma quella caduta è stato l’inizio di un’odissea che ha cambiato radicalmente la sua vita. Prima l’ospedale, poi il centro di riabilitazione, con la speranza di tornare nella casa di Londra che lo accoglierà un anno dopo, trasformata per adattarsi a lui, che a sua volta si adatta con fatica, rabbia, umorismo e coraggio al suo nuovo qui ed ora. Questa è la materia di cui è fatto “In frantumi”: una serie di dispacci dal letto d’ospedale e, dopo il ritorno a casa, dettati ai suoi cari e poi editati con pazienza, che restituiscono la voce dello scrittore come l’abbiamo sentita nei suoi romanzi: feroce, ironica, onesta.
Kureishi pensava che la sua vita fosse finita. Invece, grazie alla presenza delle persone più care, di medici e infermieri, dei compagni di malattia, ha imparato ad abitare l’esistenza in un altro modo: “io non mi voglio lasciar andare – scrive – di tutto questo voglio fare qualcosa”.
Hanif Kureishi ha scritto le sceneggiature per i film di Stephen Frears “My Beautiful Laundrette” (1985), candidato all’Oscar per la miglior sceneggiatura originale e “Sammy e Rosie vanno a letto” (1987) , e per “The Mother” (2003), “Venus” (2006) e “Le week-end” (2013) di Roger Michell. Dal romanzo “Nell’intimità” (Bompiani, 2000) Patrice Chéreau ha tratto il film vincitore al Festival di Berlino 2001, “Intimacy”. Bompiani ha pubblicato, tra gli altri, “Il Budda delle periferie” (2001), “Il dono di Gabriel” (2002), “Otto braccia per abbracciarti” (2002), “Il corpo” (2003), “Il mio orecchio sul suo cuore” (2004), “La parola e la bomba” (2006), “Ho qualcosa da dirti” (2008), “L’ultima parola” (2013), “Le week-end” (2014), “Uno zero” (2017), “Love+Hate” (2018) e “Cosa è successo” (2022).