Roma, 23 settembre 2024 – Due storie parallele lontane, più o meno, nel tempo. Marco Buticchi ci ha abituato con i suoi romanzi della saga di Oswald Breil e Sara Terracini a viaggiare fra secoli diversi e continua a farlo in questa diciassettesima puntata dove con l’ex capo del Mossad (ed ex primo ministro di Israele) e la sua compagna archeologa convive Nikola Tesla (1856-1943), geniale e divisivo inventore soprattutto nel campo dell’elettricità. Il romanzo si intitola Il figlio della tempesta ed esce domani per i tipi di Longanesi che pubblica dal 1997 (Le pietre della luna), con cadenza quasi annuale, i libri del maestro italiano dell’avventura che nulla ha da invidiare a Wilbur Smith o Clive Cussler.
Il figlio della tempesta è appunto Tesla, nato in una notte buia e tempestosa nel villaggio di Smiljan ora in territorio croato, figlio di un pastore ortodosso, Milutin, e di Georgina. Quando venne alla luce una saetta si abbatté sul casolare: "È maschio ed è sano. È figlio della tempesta. Sarà un uomo fortunato", disse la levatrice mostrandolo al padre che lo benedisse. Era il 10 luglio 1856, ventotto anni dopo Nikola sbarca negli Stati Uniti in cerca di fortuna e riconoscimenti alla sua inventiva e anche alla sua “follia“ nel creare macchine fantastiche le cui applicazioni potrebbero portare a tragedie enormi.
Proprio questo aspetto è il protagonista del romanzo. Siamo invece al 7 ottobre 2023 quando Oswald e Sara, in vacanza in Provenza, vengono svegliati da una telefonata: Hamas ha attaccato kibbutz e insediamenti israeliani al confine della Striscia di Gaza cavalcando deltaplani a motore, moto e fuoristrada. "Com’è possibile che abbiano sorpreso le nostre linee di sicurezza?" chiede Oswald al suo interlocutore. "Dobbiamo parlarne" è la laconica risposta di Yossi Leivi. Da questo interrogativo l’autore parte per costruire la sua storia: la più leggendaria invenzione di Tesla, la Wardenclyffe Tower, potenzialmente distruttiva, è riemersa dalle sabbie del tempo e finisce in mano ai terroristi per stravolgere gli equilibri mondiali, così come travolse – si dice – nel 1908 Tunguska, una regione siberiana dove un’esplosione distrusse tutto, forse causata dall’accensione accidentale di quell’impianto che il fisico croato aveva ideato per la trasmissione dell’energia elettrica.
Buticchi costruisce la sua invenzione romanzesca proprio su come abbiano fatto centinaia di terroristi ad attaccare una potenza che fa dell’intelligence la propria forza, e lega la risposta alla figura di Tesla e alla sua Torre, perché, dice, "mi piace e fornisce al romanzo spunti di verità storici e attuali".
In mezzo alla narrazione che va parallela fra diciannovesimo secolo e giorni nostri, l’autore disegna la sua ucronia: l’arma più letale che possa esserci non porterà alla terza guerra mondiale, perché ogni popolo avrà paura della propria distruzione e affiderà alle peripezie di Oswald e della sua Sara il compito di fermare traditori, terroristi, cospiratori. Vicende che terranno legati i lettori alle oltre trecento pagine dell’opera (già in testa con le prenotazioni alle classifiche di genere).
"Tesla mi ha folgorato con la sua testardaggine – dice Buticchi – Il romanzo ci insegna che la storia a un certo punto lascia il passo alla non storia che però deve essere plausibile". E così nasce quella che si chiama avventura, anche se lo scrittore spezzino non ama la definizione di genere che pur gli ha portato molta fortuna: "Tutto è avventura, la Bibbia, l’Odissea, la Divina Commedia sono avventura". E nutre una speranza: istigare le persone alla lettura e alla scrittura. L’aridità di questi tempi in perenne bilico fra guerra e pace ha bisogno più che mai di questo. E di Oswald e Sara.