Incominciare non è mai facile. In nessun campo. L’editoria è considerata uno tra i mestieri in cui più è difficile ottenere soddisfazioni. Molti italiani sono scrittori in pectore e si sentono pronti a cimentarsi con la stesura di un’opera letteraria. Sempre meno, di contro, (ma questo diciamolo sottovoce) sono i lettori. Così, anche solo ricevere la grande soddisfazione di vedere pubblicato un proprio scritto, è impresa ardua, difficile e fortunosa. Senza considerare, poi, il riscontro di pubblico. In Italia vengono pubblicati annualmente circa sessantamila nuovi titoli. Se un libraio acquistasse un solo volume per titolo, vedrebbe la sua libreria invasa da trecento nuove copie al giorno. Il guaio è (diciamo anche questo sottovoce) che il sessanta per cento delle nuove pubblicazioni, non vende neppure una copia.
Negli anni ‘80, mi recai borioso da un editore convinto che avrebbe apprezzato il mio primo romanzo e che la mia vita sarebbe cambiata. L’editore, invece, mi sedette su di una sedia fantozziana e, col dito puntato, mi ammonì: "Buticchi, lasci perdere. E si ricordi: chi scrive romanzi d’avventura oggi in Italia ha vita breve". Ricordo che, rientrando a casa, ero prostrato. Il mio sogno di scrivere distrutto mi pesava sulle spalle. Però non mi diedi per vinto. Avevo, nel frattempo, ultimato un altro romanzo. Mi recai presso uno stampatore, concordai un prezzo e feci stampare a mie spese mille copie, che andarono esaurite nell’arco di pochi giorni. Attribuii il successo al fatto che la curiosità aveva spinto i miei concittadini all’acquisto, in una provincia piccola, dove ci conosciamo tutti.
Così ci riprovai con un secondo romanzo, stampato grazie ai proventi del primo e fu un nuovo successo in ambito provinciale. Soprattutto uno di quei volumi cadde in mano a Mario Spagnol, editore della Longanesi. E il suo gradimento mi ha cambiato la vita. Oggi, dopo ventiquattro romanzi editi e qualche lettore in mezzo mondo, riconosco di dovere alla mia perseveranza e alla mia casa editrice, per la quale ancora scrivo, il coronamento della mia meravigliosa passione. Quando un giovane mi chiede consiglio, gli rispondo di continuare, di non abbandonare mai i sogni, anche quanto la vita li fa a pezzi: c’è sempre una strada percorribile per coronarli. Magari sarà tortuosa e non facile. Ma anche quello è un modo per metterci alla prova e valutare quanto teniamo alle nostre ambizioni... ma diciamolo sottovoce.