Giovedì 26 Dicembre 2024
MARCO VICHI
Libri

La scrittura di Dessì semplice e potente

Per la rubrica di Marco Vichi “Alla ricerca del libro perduto”, una riscoperta editoriale: "Il disertore" di Giuseppe Dessì racconta la sofferenza umana in un contesto sardo durante la Grande Guerra

Copertina de "Il disertore" (Ilisso, 1997), di Giuseppe Dessì

Copertina de "Il disertore" (Ilisso, 1997), di Giuseppe Dessì

Roma, 3 novembre 2024 – Giuseppe Dessì, un altro dimenticato, un pezzo di grande letteratura inspiegabilmente perduto per strada dalla importante editoria italiana, attualmente tenuto meritevolmente in libreria da una piccola casa editrice sarda, Ilisso, che pubblica tutti i titoli di questo gigante della scrittura. Senza nulla togliere a Ilisso, sarebbe auspicabile che un grande editore ripubblicasse l’opera omnia di Dessì, compiendo un recupero doveroso, un regalo per i lettori che amano la scrittura semplice e potente che riesce farti entrare nel flusso della narrazione. Dessì vinse col romanzo “Paese d’ombre” lo Strega nel 1972 (quando leggere il vincitore dello Strega significava leggere un capolavoro), ma ugualmente è finito nel dimenticatoio, come molti altri. Oggi vorrei parlare di un romanzo uscito nel 1962 (Premio Bagutta), “Il disertore” (Ilisso, 1997). Una storia carica di sofferenza che si svolge in un piccolo e immaginario paese del Campidano all’inizio del Novecento, tra la Grande Guerra e gli echi del Biennio Rosso che infuriava nel “continente”. I personaggi sono persone semplici, un prete di campagna, la contadina che fa le pulizia a casa sua, un medico condotto, un nobile decaduto, qualche fascistucolo, qualche socialista di paese… Ma i sommovimenti dell’animo umano, i sentimenti messi in scena, sono universali, riguardano tutti, in ogni luogo e in ogni tempo. Una storia intrisa di un’amarezza che potrei definire “cechoviana”, percorsa da quel sottile ma persistente senso tragico che serpeggia nelle pagine degli scrittori sardi, affiancata da un’ironia feroce ma delicata.

Uno dei romanzi più belli che affrontano l’argomento della Grande Guerra, anche se non direttamente, anche se non dentro le trincee. Come tutti i bei romanzi che raccontano la guerra, è un romanzo contro la guerra, contro la retorica dell’eroismo, capace di dare più valore a un monumento che alla vita umana. Un romanzo potente, una scrittura scolpita con leggerezza nella roccia. La scrittura, ecco, è quella che fa di un romanzo un grande romanzo, di uno scrittore un grande scrittore, non va mai dimenticato. La storia può essere bella quanto si vuole, ma senza la scrittura non si va da nessuna parte. E Giuseppe Dessì ha una scrittura magnifica, in tutto quello che ha scritto. Prendete e leggetene tutti.