Mi fa molto piacere ricevere mail di lettori del commissario Bordelli, che mi ringraziano per aver scoperto autori che non conoscevano attraverso la lettura di quei romanzi, dove trovano il commissario alle prese con bellissimi libri. Oggi vorrei appunto parlarvi di un romanzo che in fin dei conti non è del tutto dimenticato, ma incontro poche persone che conoscono questo autore, e sinceramente mi dispiace. Si tratta di La commedia umana di William Saroyan, un piccolo (perché breve) ma grande romanzo, pubblicato in Italia da Marcos y Marcos. Un capolavoro che riesce a raccontare in modo delicato le atrocità della guerra, in questo caso la Seconda, vista dagli occhi di Homer, un ragazzino che consegna la posta in bicicletta in un piccolo paese della California, Ithaca.
Saroyan (1908 – 1981) era nato in America da genitori armeni, così come John Fante era nato in America da genitori italiani, e guarda caso erano amici, questi due sradicati che si sentivano americani ma non lo erano del tutto. Fante ha detto di lui: "La mano di Saroyan è piena di rabbia, una rabbia armena eppure americana: e soprattutto, la sua scrittura è fantastica, lirica fino all’ultimo punto, all’ultima virgola". Prima di parlare di questo memorabile romanzo voglio citare una frase del suo autore, che mi sembra emblematica (vado a memoria): "Ho sempre saputo che si deve morire, ma pensavo che per me avrebbero fatto un’eccezione".
Torniamo al romanzo: il ragazzino che consegna la posta, Homer, è orfano di padre, vive con la madre, una sorella e un fratellino. Homer a un certo punto è costretto a guardare in faccia la guerra per colpa di alcuni telegrammi del Ministero della Difesa che consegna alle famiglie dei caduti. Ma intorno a queste pedalate ruota un paese intero con tutti i suoi abitanti, amori e contrasti, speranze e dolori, una girandola sentimentale che riguarda ognuno di noi, l’ennesima dimostrazione che la grande letteratura travalica ambientazioni e personaggi per diventare universale, non mi stancherò mai di dirlo.
Attraverso le pagine di questo romanzo entriamo nell’animo dei personaggi e ci specchiamo in loro. Come diceva Silone: "Quello che solo conta in ogni opera letteraria sono ovviamente le vicende della vita interiore dei personaggi". Marco y Marcos, non molto tempo fa, ha ripubblicato di Saroyan una scelta di racconti altrettanto belli. Anche Vittorini li aveva tradotti e pubblicati in Mondadori nel 1940, con il titolo Che ve ne sembra dell’America?, e nella prefazione parlava di "questo giovane di origine armena che ci racconta l’America meglio di un americano" (come del resto John Fante, mi sento di aggiungere).
Buona lettura.