Mercoledì 7 Agosto 2024
CHIARA DI CLEMENTE
Libri

La droga e la disperata passione gay: 007 va all’inferno con Burroughs

Guadagnino porta in gara a Venezia ‘Queer’, con Daniel Craig protagonista del romanzo maledetto

Daniel Craig, 56 anni, in un recente spot per una vodka. In alto, una scena di Queer, diretto da Luca Guadagnino (52 anni)

Daniel Craig, 56 anni, in un recente spot per una vodka. In alto, una scena di Queer, diretto da Luca Guadagnino (52 anni)

Roma, 7 agosto 2024  – "Famelico, Lee cercava di azzannare (quei brandelli di vita) come un pesce predatore separato dalla sua preda da una parete di vetro. Non poteva smettere di sbattere il naso contro il vetro nella ricerca da incubo del suo sogno". Se non sarà l’evento della prossima Mostra del Cinema di Venezia, sarà tra i film che faranno più discutere. Alla regia Luca Guadagnino che sogna di realizzare quest’opera da 35 anni, protagonista è Daniel Craig e lui, l’attore che ha incarnato per un decennio l’agente 007 “macho“ e sciupafemmine per eccellenza incarna questa volta Lee, alter ego dello scrittore al centro del romanzo di William S. Burroughs ‘Queer’. Queer come Checca, che è uno dei titoli dati al libro in Italia, o Diverso. In tutto il libro lo statunitense William Lee, omosessuale dichiarato, non fa che rincorrere l’amore di Allerton, giovane ambiguo, "né freddo né ostile", semplicemente "indifferente".

"Lee e Allerton andarono a vedere l’Orphée di Cocteau – scrive Burroughs in Queer (Adelphi) –. Nel teatro buio Lee sentiva il proprio corpo tendere verso Allerton come una proiezione protoplasmatica ameboide che si sforzava, con cieca fame da verme, di entrare nel corpo dell’altro, di respirare con i suoi polmoni, di vedere con i suoi occhi, di imparare a sentire con le sue viscere e i suoi genitali. Allerton si agitava sulla poltrona. Lee provò una fitta acuta, come una slogatura, una lussazione dello spirito". Amore? O possessione, Controllo?

La storia è ambientata tra Città del Messico e il Sudamerica – sterminata suburra che l’autore avrebbe in seguito denominato “Interzona“ –, scritta nel 1952 (ma pubblicata solo nell’85), e fa parte di una sorta di dittico con Junk (poi Junkie poi Junky). Fu all’inizio del 1950 che Burroughs trasferitosi nell’autunno del ’49 da New York a Città del Messico con la seconda moglie Joan, la figlia di lei Julie e il loro figlio Billy, iniziò a scrivere Junk (La scimmia sulla schiena); verso la fine del ’52 annunciò all’amico Kerouac che aveva cominciato a scriverne il seguito, Queer. Spiegò: "La prima parte è con la roba, la seconda senza". Quindi apparentemente Junk sarebbe il libro nato dall’assuefazione alle droghe, Queer quello nato dall’astinenza. Ma le cose ovviamente non stanno così: "Burroughs aveva ripreso a drogarsi durante tutto il tempo che impiegò a scrivere Queer", spiega il curatore dell’opera Oliver Harris. E questa non è certo l’unica contraddizione legata al romanzo.

"L’omosessuale di Burroughs – in tempi in cui l’omosessuale era il nemico patologicamente abietto per definizione nell’ambito della guerra fredda americana – non è un gay qualsiasi ma un gay armato (con una Colt Frontier) e con la propensione a premere il grilletto", scrive sempre Harris. Ma in Queer "la verità emotiva del desiderio omosessuale di Lee" è un desiderio autodistruttivo e straziante che sfocia nella frustrazione e nel fallimento, nota ancora Harris, dunque Burroughs-Lee è "vittima dell’amore non certo dell’omofobia storicamente contingente". Eppure la propria omosessualità viene descritta dallo stesso protagonista con esplicito disprezzo.

"Così D. ti ha detto delle mie inclinazioni? – chiede infatti Lee ad Allerton nel romanzo – Una maledizione. È nella nostra famiglia da generazioni. I Lee sono sempre stati pervertiti. Non mi dimenticherò mai l’inenarrabile orrore che mi raggelò la linfa nelle ghiandole quando quella parola perniciosa lasciò un marchio a fuoco nel mio cervello vacillante: omosessuale. Ero un omosessuale". Dopodiché Lee racconta al ragazzo che egli ama non ricambiato (e con cui intraprenderà un viaggio di coppia alla ricerca della droga allucinogena yage dagli utopici poteri telepatici) come è riuscito a venire a patti con la sua condizione così odiata: fu grazie a "una checca vecchia e saggia", Bobo, che Lee imparò a vincere pregiudizi, ignoranza e odi, "con la consapevolezza, la sincerità e l’amore". Anche se poi a Bobo Burroughs fa fare una fine a dir poco imbarazzante: ucciso dalla sua auto in corsa come Isadora Duncan, lei strangolata dal foulard che si impiglia in una ruota, lui idem ma a restare impigliate nella ruota, e a sbudellarlo, sono le emorroidi che escono filanti dalle sue natiche.

L’altra contraddizione/omissione del romanzo è che il Lee innamorato di Allerton è lo stesso Burroughs che poco tempo prima aveva ucciso la moglie con un colpo di pistola. Confessò nell’introduzione alla pubblicazione di Queer nel 1985: "È un libro talmente doloroso al punto che ho difficoltà a leggerlo, figuriamoci a scriverne". Dunque: 1951, è la sera del 6 settembre, B. è a Città del Messico e ha già incontrato Lewis Marker, un ventunenne della Florida su cui sarà modellato Allerton, e al quale aveva dedicato la poesia: "Si snodano le viscere, si torcono / ’Ho fame’ / Certi vizi, quando ti abbandonano, ti sventrano / Come le pallottole dum-dum". Quella sera Burroughs, in casa, con gli amici, ha con sé una pistola. La tira fuori, spara a caso, Joan viene colpita in testa e muore. Arrestato, Burroughs esce dalla cella 13 giorni dopo esserci entrato; lascia il Messico per tornarci una sola volta, brevemente, poi mai più.

"Sono obbligato a giungere alla terrificante conclusione che senza la morte di Joan non sarei mai diventato uno scrittore – confessa nell’epigrafe di Queer – e a rendermi conto di quanto questo evento abbia motivato e formulato la mia scrittura. Vivo sotto la minaccia costante di sfuggire alla possessione, al Controllo. La morte di Joan mi ha messo in contatto con l’invasore, lo Spirito del Male, trascinandomi in una battaglia lunga un’intera vita, in cui non mi è rimasto altro che scrivere la mia via d’uscita". Quella definitiva Burroughs la trovò nel ’97, a 83 anni.