Roma, 22 luglio 2024 – “Sono la prima donna vicepresidente, non sarò l’ultima”, diceva Kamala Harris nel suo discorso della vittoria sul palco di Wilmington nel 2020, entrando a pieno titolo nella storia degli Stati Uniti d’America. E adesso, dopo il ritiro di Joe Biden, è in corsa per la candidatura a presidente. Avrà però solo pochi mesi per raccontare la sua storia e, soprattutto, il suo messaggio politico attraverso la campagna elettorale. Nel frattempo, per l’occasione, torna in libreria “Le nostre verità”, l’autobiografia di Harris pubblicata per la prima volta in Italia nel 2021 con La nave di Teseo (tradotta da Giovanni Agnoloni).
Nel libro Harris racconta non solo la sua formazione e le sue radici, ma anche il coronamento di un percorso con la sua elezione a vicepresidente degli Stati Uniti. Figlia di due attivisti per i diritti civili immigrati in America, e cresciuta a Oakland (California), in un ambiente molto sensibile al tema della giustizia sociale, Harris ha raccolto il senso di giustizia dei propri genitori: dopo gli studi in economia e scienze politiche, è diventata pubblico ministero e in pochi anni è stata eletta procuratore distrettuale di San Francisco e poi procuratore generale della California.
“Nota per aver dato voce a chi non ne ha – si legge nella descrizione dell’autobiografia – la vicepresidente ha sempre cercato risposte concrete ai problemi più spinosi della società contemporanea che fossero lontane dalla retorica o da false alternative”. Né «duri», né «morbidi» è il mantra che l'ha guidata.
Seconda donna nera a essere eletta nel Senato americano e prima donna indo-americana a essere nominata vicepresidente, Kamala Harris ha lavorato per riformare il sistema di giustizia penale degli Stati Uniti, aumentare i salari minimi, rendere l'istruzione superiore gratuita per la maggior parte degli americani e tutelare i diritti dei rifugiati e degli immigrati.
C.C.