
Torno a parlare di John Fante, per invitarvi a leggere l’ultimo romanzo che ha scritto, nel 1982, quando aveva 73...
Torno a parlare di John Fante, per invitarvi a leggere l’ultimo romanzo che ha scritto, nel 1982, quando aveva 73 anni: Sogni di Bunker Hill (prima edizione italiana, 1988). Sua figlia Victoria – una donna straordinaria che ho il piacere di conoscere e considero un’amica – mi ha confermato quello che è successo, dal sapore leggendario.
Suo padre nel 1982 stava molto male, non ci vedeva più e gli avevano amputato tutte e due le gambe, praticamente era dato per morto. Andava spesso a trovarlo anche Bukowski, che lo considerava il suo maestro: "Fante was my God…" diceva sempre. E ancora : "(…) mi hai aiutato / a mettere le parole / sulla carta / come volevo io. / sono felice di averti incontrato alla fine / anche se stavi / morendo".
Be’, a un certo punto Joyce, la moglie di Fante, chiamò i figli: "Vostro padre ha ricominciato a scrivere" disse. Loro non riuscivano a capire: "Mamma, che vuol dire? Sta morendo…" "Ha ricominciato a scrivere, mi sta dettando un romanzo" disse lei. Era vero. La sua indomabile voglia di scrivere stava uscendo fuori come poteva, nell’unico modo possibile: il “meraviglioso disturbo” della scrittura non lo aveva abbandonato nemmeno in quella difficile circostanza.
E quale romanzo ci si potrebbe aspettare da una persona che sta vivendo quella situazione e sa di essere vicino all’ultimo passo? Magari ci racconterà la sua sofferenza, il momento tragico della fine della vita… Niente di tutto questo. Fante si mette a raccontare della sua giovinezza, di insuccessi e di illusioni, riempiendo le pagine di ironia, di freschezza: un romanzo che sprizza luce e gioventù da ogni pagina. Non è facile da credere, eppure è così. Sembra scritto da un ventenne carico di ormoni, pieno di vita.
Questa è la prova di come i grandi scrittori siano capaci di scomparire dietro le storie che ci raccontano. Soltanto così è possibile diventare universali anche raccontando la propria vita, come ha sempre fatto il grande John Fante… che scompare dietro la storia anche quando racconta se stesso scrittore (cortocircuito pericoloso), e ci riesce addirittura – senza inquinare la storia con compiacimenti ombelicali – nel romanzo Full of life, dove il protagonista si chiama John Fante: ci dimentichiamo del Fante scrittore per seguire le vicissitudini esistenziali e sentimentali del Fante protagonista. Buona lettura.