Milano, 25 ottobre 2024 – “Parliamo del libro, vero?”. Dopo le polemiche sulla censura Rai del suo monologo dello scorso 25 aprile e quella, recente, sulla sua partecipazione alla Fiera del libro di Francoforte, Antonio Scurati ha voglia di parlare solo della sua ultima fatica letteraria, il quarto volume della sua storia di Benito Mussolini, “M. L’ora del destino”, appena pubblicato da Bompiani, in cui racconta dell’Italia fascista durante la Seconda Guerra Mondiale.
“Questo quarto volume, per impegno e importanza dei fatti narrati, per me è sullo stesso livello del primo, ‘M. Il figlio del secolo’”, premette lo scrittore, il quale anticipa che nel prossimo e conclusivo volume della saga, che tratterà degli anni dal 1943 al 1945, “Milano sarà di nuovo protagonista, perché il fascismo nasce e muore lì” e “Mussolini tornerà a parlare in prima persona, come nel primo volume, in un finale che sorprenderà tutti, compreso me”.
Scurati, parliamo del libro. Il quarto volume si apre con il racconto dell’abbattimento sotto fuoco amico del gerarca Italo Balbo, un episodio minore della guerra. Perché partire da lì?
“Un incipit romanzesco. È certamente un episodio minore di quella guerra, ma era un segnale del disastro che incombeva sul Paese”.
Balbo è un figura interessante: squadrista spietato ma trasvolatore famoso in tutto il mondo.
“Balbo è uno dei pochi uomini del fascismo che avrebbe potuto insidiare l’autorità di Mussolini. È stato uno dei dissidenti interni al fascismo, era stato “esiliato“ in Libia da Mussolini. Ma questo scarto nei confronti del Regime non si è mai articolato in una critica aperta. Balbo rimaneva un fascista”.
Dal suo libro emerge la tesi che la guerra non fu un errore del fascismo: la guerra ne fu una sua inevitabile conseguenza.
“È così. Nel titolo del romanzo, non a caso, riprendo l’espressione “L’ora del destino“ utilizzata da Mussolini per dichiarare la guerra il 10 giugno 1940 nel discorso da Palazzo Venezia. La carneficina ignobile e abietta in cui il fascismo trascinò l’Italia era iscritta come esito quasi obbligato fin dalle sue origini, che affondano nella violenza omicida e stragista. Il fascismo italiano ha la necessità di costruire, retoricamente, un nemico mortale: socialisti, dissidenti, omosessuali, indigeni nelle colonie africane e, alla fine, ebrei”.
Il libro si chiude il 25 luglio 1943 con l’arresto di Mussolini per ordine del Re. Il 25 luglio è anche il giorno del Gran Consiglio del fascismo in cui una parte dei gerarchi mette in minoranza il Duce e apre la crisi del regime. Come interpreta quella svolta?
“La interpreto con una frase che metto in calce al capitolo sull’ultima seduta del Gran Consiglio: “Dopo vent’anni il fascismo è caduto ma ad abbatterlo, nella Sala del Pappagallo, non c’è un solo antifascista“. Il regime cade per mano degli stessi fascisti, non certo sotto l’attacco di un soggetto esterno. Tutto ciò richiede una nostra attenta riflessione”.
C’è attesa per il quinto e ultimo volume della sua storia di Mussolini e del fascismo. Gli storici si dividono ancora sugli anni tra il 1943 e il ’45: c’è chi la definisce guerra di Liberazione, chi – anche uno storico di sinistra come Claudio Pavone – parla di guerra civile. E lei?
“L’espressione “guerra civile“ utilizzata da Pavone è intesa come guerra di civiltà, non in senso di guerra fratricida. Io sono d’accordo con lui”.
Ma in quegli anni c’è stata anche una guerra fratricida o no?
“Che si ammazzarono reciprocamente italiani contro italiani, compiendo talvolta barbarie da entrambe le parti, è un dato inoppugnabile. Ma Pavone usa “civile“ nell’accezione di “civiltà“ riferendosi ai partigiani che combatterono il nazifascismo e associando la barbarie alle violenze dei fascisti di Salò. Concordo, anche se conosco e sto raccontando anche la brutalità e gli orrori perpetrati da parte antifascista, nel quadro di una guerra necessaria di civiltà”.
Nel suo primo volume colpì la scelta di far parlare Mussolini in prima persona. Nell’ultimo volume tornerà a parlare il Duce?
“(Scurati sorride, ndr). È molto probabile che l’inizio e la fine della storia da me raccontata in questi cinque volumi si tocchino. Certo, la fine del fascismo è nota, ma so bene che la fine di un romanzo, e in questo caso di una saga, è decisiva e cruciale. Punto su un finale che sorprenda tutti, compreso me. Una cosa è certa: l’ultimo volume sarà pubblicato il prossimo 25 aprile, una data simbolo”.