San Francisco, 6 settembre 2024 – Internet Archive è la più grande biblioteca digitale no-profit. Con sede a San Francisco, si occupa di archiviare pagine web e altri beni culturali in forma digitale – come libri cartacei scansionati – con lo scopo di garantire un “accesso universale alla conoscenza”. Mercoledì, la biblioteca ha perso un’importante causa negli Stati Uniti – “Hachette contro Internet Archive” – a causa di violazioni del diritto sul copyright nel processo di digitalizzazione dei libri.
Tutto è iniziato durante la pandemia, quando, in seguito alla chiusura delle biblioteche negli USA, Internet Archive ha deciso di espandere e rendere gratuita la propria biblioteca di libri digitalizzati, accessibile tramite un database online. La questione era controversa fin da subito, specialmente per quanto riguardava la legalità di questa operazione, paragonata a un “sistema di pirateria” da parte di alcuni autori. Non a caso, nel 2020 alcune grandi case editrici come Hachette, Harper Collins, Penguin Random House e Wiley hanno fatto causa alla biblioteca, e nel marzo 2023 un tribunale distrettuale statunitense si è proclamato a favore degli editori stabilendo che Internet Archive aveva creato “opere derivate”.
Tuttavia, la biblioteca, pur rimuovendo molte opere dal database online, lo scorso settembre ha fatto ricorso. Il progetto lanciato durante la pandemia, chiamato “National emergency library”, era nato per rispondere alle esigenze di normali cittadini che, bloccati in casa a causa del lockdown, non potevano reperire i testi di cui avevano bisogno. Come riportato dal New York Times, nel suo appello “l'organizzazione no-profit ha sostenuto che la sua Biblioteca Digitale Gratuita fosse protetta dalle cosiddette leggi sul ‘fair use’ (uso corretto, ndr), e che la digitalizzazione dei libri fosse un uso trasformativo del materiale a beneficio dell'interesse pubblico”. La corte ha respinto con fermezza tale affermazione: “Interpretare l'uso delle opere da parte dell'Internet Archive come trasformativo restringerebbe notevolmente (se non annullerebbe completamente) il diritto esclusivo dei titolari di copyright di preparare opere derivate – si legge nella decisione – Se approvassimo l'uso delle opere da parte di Internet Archive, ci sarebbe poca ragione per cui i consumatori o le biblioteche paghino gli editori per contenuti che potrebbero accedere gratuitamente sul sito di Internet Archive”.
Internet Archive è comunque riuscita ad ottenere una vittoria marginale: la Corte d’appello ha infatti dichiarato di non considerare l’organizzazione come un’attività commerciale, data la natura senza scopo di lucro delle sue attività. “La gente è preoccupata per il divieto di libri e la riduzione dei fondi per le biblioteche, ma non so se ci sia davvero consapevolezza di ciò che sta accadendo nel movimento verso l'accesso solo su licenza ai materiali elettronici – ha detto lo scorso mercoledì Brewster Kahle, fondatore e bibliotecario digitale dell'Internet Archive, in una dichiarazione riportata dal NYT – Le biblioteche non sono solo un rivenditore di libri di Netflix per i loro utenti. Sono sempre state molto più di questo”.