Toronto, 8 luglio 2024 – “Cara mamma, per favore trova un posto in cui stare da sola per leggere questa lettera… Ho mantenuto un segreto terribile per 16 anni, Gerry mi ha abusata sessualmente quando avevo 9 anni”. Con queste parole si apre la lettera che Andrea Robin Skinner scrisse nel 1992 alla madre, Alice Munro, scrittrice canadese premio Nobel per la letteratura, morta lo scorso mese all’età di 92 anni. Gerald Fremlin, compagno di Munro e patrigno di Skinner, ammise l’abuso. E nonostante ciò, Munro rimase con lui.
Lo scorso weekend, Skinner ha rivelato in un saggio e un articolo per la testata canadese “Toronto Star” come il compagno della madre abbia abusato sessualmente di lei dal 1976, quando aveva solo nove anni. Oltre all’abuso fisico, ha detto che Fremlin le parlava delle altre “ragazzine del quartiere che gli piacevano”. Quando il patrigno smise di molestarla una volta diventata teenager, Skinner iniziò a soffrire di bulimia, insonnia ed emicrania come conseguenze dell’abuso.
La figlia di Munro prese le distanze dalla famiglia nel 2002, dicendo alla madre che non avrebbe lasciato avvicinare Fremlin ai suoi figli. Ma dopo aver letto un’intervista in cui Munro parlava positivamente del suo matrimonio, nel 2005 Skinner si rivolse finalmente alla polizia per sporgere denuncia. Fremlin, allora ottantenne, fu accusato e si dichiarò colpevole. Condannato, rimase per due anni in libertà vigilata. Munro rimase con lui fino alla sua morte, nel 2013.
La scrittrice sapeva dell’abuso dal 1992: la figlia le aveva scritto una lettera in cui raccontava tutto. In quel periodo, Munro aveva dimostrato empatia per un personaggio di una storia che era stato abusato sessualmente dal patrigno – sembrava il momento giusto per Skinner per confidarsi. Invece, la scrittrice “ha reagito esattamente come temevo che reagisse – scrive Skinner – come se avesse scoperto un’infedeltà”. Lasciò temporaneamente Fremlin, che ammise l’abuso, dando però la colpa alla figlia, e minacciando di rendere la storia pubblica.
“Ha detto che le era stato 'detto troppo tardi'... che lo amava troppo e che la colpa era della nostra cultura misogina se io mi aspettavo che si sacrificasse per le sue figlie e compensasse per i fallimenti degli uomini – scrive Skinner – Era ferma nel dire che qualunque cosa fosse successa riguardava me e il mio patrigno. Non aveva niente a che fare con lei”. Le parole della madre l’hanno lasciata sopraffatta: “Si è resa conto che stava parlando ad una vittima, e che ero sua figlia? Se lo ha fatto, io non l’ho sentito” scrive. Il silenzio che è calato su questa storia, anche dopo la morte di Fremlin, aveva tutto a che fare con la fama di Munro.
“Ho voluto che questa storia, la mia storia, diventasse parte di tutte le storie che le persone raccontano di mia madre – ha scritto Skinner – Quando ha dovuto confrontarsi con la realtà, mia madre ha scelto di proteggere il mio aggressore”.