Lunedì 16 Dicembre 2024
STEFANO MARCHETTI
Libri

Il segreto di Mussolini: "Moglie e figlio ripudiati, una storia di crudeltà"

Nel romanzo di Fabiano Massimi la vicenda di Ida Dalser e del piccolo Albino "Furono chiusi in manicomio. Si trattò di femminicidio e infanticidio di Stato".

Il segreto di Mussolini: "Moglie e figlio ripudiati, una storia di crudeltà"

Isa Dalser (1880-1937) con il figlio Benito Albino (1915-1942) avuto da Benito Mussolini

Uno scrittore non può riportare indietro il tempo, "ma può provare a rendere giustizia a coloro che in vita non hanno avuto giustizia. Come Ida e come Albino", esordisce Fabiano Massimi, 47 anni, modenese, docente alla Scuola Holden (con una lunga esperienza da bibliotecario: è stato anche direttore delle biblioteche di Formigine) e autore di bestseller storici come L’angelo di Monaco e I demoni di Berlino. Nel suo nuovo thriller storico, Le furie di Venezia (Longanesi editore), arrivato in libreria proprio in questi giorni, dà forma romanzesca a una storia troppo spesso rimossa, dimenticata, quella della prima moglie e del figlio segreto di Benito Mussolini: entrambi furono nascosti al mondo, forzatamente rinchiusi in manicomio, lei sull’isola di San Clemente a Venezia ("sottoposta alla fame e alle torture", scrisse) dove morì nel 1937, lui a Mombello, in Brianza, dove finì i suoi giorni nel 1942, a 27 anni. "Una storia infelice e terribile che grida vendetta e che noi, ancora oggi, non riusciamo a ricordare", dice Massimi.

Ida Dalser, nata nel 1880 nel Trentino austroungarico, era donna di grandi ambizioni e brillanti prospettive imprenditoriali: si era diplomata come estetista a Parigi, e a Milano nel 1913 aprì un salone di bellezza in Galleria. Aveva conosciuto Benito Mussolini già nel 1909, quando lavorava come giornalista al periodico socialista diretto da Cesare Battisti, ebbe una relazione con lui e nel 1915 nacque Benito Albino. Ma proprio quell’anno Mussolini si legò a Rachele Guidi, da cui ebbe una figlia, Edda. Così per Ida e il piccolo figlio il destino fu segnato. Mussolini decise che avrebbero dovuto scomparire dalla sua vita. Lei continuò a lottare con ogni forza, schiacciata dal potere. A questo dramma sono stati dedicati saggi, documentari e il film Vincere di Marco Bellocchio: "Era arrivato il momento di approfondirlo con nuove ricerche", sottolinea Massimi.

Perché tornare su questa vicenda?

"Perché fu una storia spaventosa e complicatissima, un vero e proprio femminicidio e infanticidio di Stato".

Come si è documentato?

"Ho lavorato mesi a consultare e raccogliere documenti, ripercorrendo anche i luoghi. Il caso di Ida e Albino Mussolini (poi Bernardi, dal cognome del padre adottivo) fu considerato segreto di Stato anche se in realtà era un segreto di Pulcinella. Ed esistono ancora numerosi documenti, per esempio al Museo del manicomio sull’isola di San Servolo a Venezia, che ospitava l’ospedale psichiatrico maschile. Nel mio libro sono presenti trascrizioni di dialoghi o testimonianze, tutte desunte da fonti reali. Sono vere anche le lettere disperate che Ida Dalser scrisse a Luigi Albertini, direttore del Corriere della sera, chiedendogli di far conoscere la vicenda. Lui la aiutò inviandole denaro ma non pubblicò".

Perché non riusciamo ancora a ricordare questa storia?

"Potrei rispondere con Freud: perché noi tutti rimuoviamo ciò che ci fa male ricordare. Oggi alcuni cercano di rimettere in luce le ‘cose buone’ che il fascismo ha compiuto, ma tendiamo a dimenticare le crudeltà che in quegli anni sono state perpetrate. Con il nazismo e il fascismo, quella fu l’epoca criminale per eccellenza: il crimine era al potere, era perfino suggerito, istigato. Non abbiamo mai smesso di fare i conti con quegli anni, e ancora emerge un certo fascino del fascismo: le due parole hanno la stessa radice".

Il libro ha una trama avvincente, avventurosa: si racconta anche di un tentativo di liberare Ida dal manicomio, e il finale riserva una sorpresa. Qual è il confine fra la storia e l’invenzione?

"Ha presente la pasta del pane? Dicono gli esperti che abbia un’alveolatura, cioè che abbia tante piccole camere d’aria che la rendono soffice. Ecco, la storia è alveolata: all’interno di un tracciato noto, assodato, compaiono dei vuoti, degli angoli bui in cui uno scrittore può mettere le mani, per immaginare. In questa storia ho seguito rigorosamente i documenti, ma vi ho costruito una vicenda thriller che possa lasciare al lettore la possibilità di riflettere".

Qual è un mistero che resta?

"Non conosciamo, per esempio, dove sia stata sepolta Ida: il corpo non fu mai trovato. Forse fu tumulata a San Servolo, o più probabilmente sull’isola di San Michele, nel cimitero dove è sepolto anche Igor Stravinskij. Da questo luogo era affascinato anche Hitler che acquistò il dipinto L’isola dei morti di Arnold Böcklin. Forse Ida riposa là. Ma la sua furia ancora grida".