India, seconda metà del XVII secolo. Jahanara è la figlia primogenita di Shah Jahan, “il più potente sovrano dell’epoca e del mondo”, imperatore della corte Moghul. È lei la “principessa che poteva cambiare il mondo”, protagonista dell’ultimo romanzo storico di Navid Carucci Dietro le colonne, pubblicato per La Lepre edizioni.
"La storia umana è fatta spesso di rimpianti, dei ‘poteva essere’ e non è stato” racconta Carucci, ospite al vodcast di QN Il Piacere della lettura, a cura di Giulia Carla De Carlo. In Dietro le colonne, l’autore racconta la storia di una donna in una corte islamica, in un periodo in cui le donne erano recluse, per l’appunto, dietro le colonne del palazzo. “Erano invisibili – spiega l’autore – anche se non erano mute”. Parla della principessa Jahanara come di una figura emblematica, “una personalità straordinaria, eclettica”, che è stata artista, statista, mistica, costruttrice e benefattrice. “Aveva tanto da dire e tanto da dare in molti modi diversi – racconta Carucci – Lei avrebbe potuto davvero cambiare le sorti dell’India”.
Nel periodo storico in cui è ambientato il romanzo, si è verificata una guerra sanguinosa e fratricida – i quattro fratelli di Jahanara, tutti portatori di una visione del mondo e della religione molto diversa, si sono scontrati l’uno con l’altro per il potere. Secondo l’autore, tutto ciò, forse, poteva essere evitato, proprio grazie alla principessa indiana. "È lo scopo per cui ho scritto questo romanzo – spiega – Penso che il lato femminile che le donne incarnano possa davvero cambiare il mondo, portando un linguaggio nuovo di comprensione, di incontro, di flessibilità e a volte di ripensamento, che sia un po’ meno incline allo scontro diretto, alla morte e al versamento del sangue”.
Jahanara credeva di avere questo ruolo nei confronti dei suoi fratelli, cresciuti da lei dato che la madre era morta quando aveva solo 17 anni.
Per Carucci, se la guerra fratricida fosse finita diversamente molte cose sarebbero diverse e probabilmente non esisterebbe l’estremismo islamico. "Il gioco della fantastoria è proprio che gli inglesi hanno potuto conquistare il territorio ‘passeggiando attraverso un’India divisa tra indù e islamici come Mosè attraverso le acque del Mar Rosso’ – dice lo scrittore, spiegando come uno dei quattro fratelli stesse cercando di unire le due religioni che spaccavano l’India in un’unica religione indo-islamica – Se lui avesse vinto, gli inglesi non avrebbero potuto sfruttare il ‘divide et impera’ che ha consentito loro di prestare soccorso militare, dividendo i principi indù da quelli musulmani e a quel punto, dominando l’India. Non ci sarebbe stato il modello di colonialismo occidentale”.
Secondo l’autore, noi occidentali all’oriente dobbiamo "tutto”. Per questo è importante conoscere la storia di paesi come l’India, e di figure come la principessa Jahanara, che per quanto invisibile, “era la donna più facoltosa e influente del suo tempo. La civiltà e la cultura nascono in Turchia, poi viaggiano in India e in Cina e poi tornano in occidente – spiega Carucci – Formano Egitto, Grecia, Roma e tutto ciò che viene dopo. La nostra stessa lingua, è comunque una lingua indoeuropea”. Tutto quello che abbiamo a livello culturale, quindi, nasce “in quel mondo”.