“Il passaggio dall’ora legale all’ora solare, quell’intervallo di tempo in cui le lancette tornano indietro, ho sempre pensato che fosse un orario sospeso, che non esiste” racconta Christian Bergamo, autore di Un’ora (Rizzoli, 2024). Intervistato da Giulia Carla De Carlo per il vodcast di QN “Il Piacere della Lettura”, lo scrittore parla del suo ultimo romanzo in cui, appunto, l’espediente narrativo è proprio il cambio dell’ora: “In quell’ora tra le 2 e le 3 si incontrano Diego e Camilla – spiega – e tutto nasce da lì”.
Diego e Camilla, entrambi ventenni, si conoscono per caso in un locale. Sono due persone che si piacciono e fin da subito sono attratte l’uno dall’altra, ma allo stesso tempo, "a vent’anni si ha l’idea di poter giocare con il tempo” dice Bergamo, e quindi invece di continuare a frequentarsi decidono di rincontrarsi l’anno successivo, lo stesso giorno, alla stessa ora, in quello stesso locale. E così fanno, per oltre 24 anni.
"Il libro racconta di occasioni mancate – spiega l’autore – perché invece di stare insieme questi due personaggi decidono di giocare con se stessi e con il loro destino”. Invece di iniziare a conversare come farebbero due persone normali, Diego e Camilla prendono questo gioco molto sul serio e iniziano a darsi delle regole. Non possono vedersi al di fuori del locale; non possono passare più tempo insieme oltre quell’unica ora tra le 2 e le 3; ma soprattutto, non possono parlare del passato, nè del futuro.
“Due persone a vent’anni hanno tanti progetti – dice Bergamo –. Ma loro non si concederanno mai il lusso di raccontarseli. Così come non parleranno mai dell’anno che hanno passato da quando si sono visti l’ultima volta". “In realtà – spiega l’autore – il vero protagonista del libro è Lucio, il proprietario del locale”. È attraverso i suoi occhi che il lettore vive la storia dei due ragazzi, avendo il privilegio di essere lo spettatore dietro il bancone del bar. Quando incontra per la prima volta Diego e Camilla, Lucio ha 40 anni: all’inizio è affascinato da loro, “però piano piano diventano la scusa per farlo ragionare sulle sue occasioni perse – racconta Bergamo – sulla sua famiglia, sulla sua vita, su tutto quello che la giovinezza non gli ha concesso”.
Non a caso, la nostalgia è un tema importante nel libro: "La nostalgia mi appartiene moltissimo – rivela l’autore –. Penso che questo libro sia un inno a viversi il presente, urlato da chi quel presente non lo vive. Tutti i personaggi in qualche modo, e probabilmente tutti noi, viviamo nel passato, quindi pieni di malinconia, o nel futuro, quindi pieni di ansia. In questo caso, Lucio, Diego e Camilla, almeno un’ora all’anno, si concedono il presente”. Che rapporto ha Bergamo, 39 anni, con il tempo? “Pessimo”. Per lo scrittore, è veramente difficile fare le cose ‘ora’: “Non c’è niente che faccio ora, rimando sempre a domani e penso che volevo farlo ieri – dice –. Però scrivendo mi sono veramente accorto di quanto possiamo fare nel presente”.