Domenica 28 Luglio 2024

Il Movimento e la “strategia“ dell’eroina

Gli anni Settanta nel romanzo di Peter D’Angelo e Fabio Valle

Il Movimento e la “strategia“  dell’eroina

Gli anni Settanta nel romanzo di Peter D’Angelo e Fabio Valle

Gli anni Settanta – almeno in Italia – sono spesso (e volentieri) il contesto storico-sociale per ambientare gialli e noir. È così anche per Il figlio peggiore (Fandango). Siamo nel primo lustro del decennio, quando il clima nel Paese è incendiario. Anni di piombo, sangue, P38, strategia della tensione. Al centro del libro – sia detto immediatamente: un romanzo, opera dunque di fantasia – c’è un’altra strategia. Quella della droga, l’eroina di Stato che arriva nelle piazze, per anestetizzare (fino a uccidere in migliaia di casi) il Movimento (con la M maiuscola). Una tesi sostenuta a posteriori per analizzare quell’aspra stagione e oggetto anche di un documentario di Peter D’Angelo (che con Fabio Valle ha scritto questo libro) e di un altro romanzo (uscito qualche anno fa e firmato da Giancarlo De Cataldo) L’agente del caos. E viene in mente immediatamente il Fabrizio De Andrè di Sally (1978) con "due gocce d’eroina s’addormentava il cuore". D’altronde se nel capitolo Misteri d’Italia il paragrafo più ricco è proprio quello degli anni Settanta un motivo ci sarà.

Il protagonista del libro è un giornalista, si chiama Carlo Nisticò (e immediatamente il pensiero corre a Carlo Rivolta, giornalista di Paese Sera e poi Repubblica che raccontò il movimento dal di dentro). Nisticò entra nei meandri di quel piano segreto che si chiama Blue Moon, intrecciando relazioni pericolose con pezzi dei servizi segreti deviati (a sua insaputa), pusher di strada, infiltrati, figlie di ambasciatori, si muove con disinvoltura tra l’alto e il basso del Paese, il mondo di sopra e quello di sotto, che si toccano, si contaminano.

Anche lui, pur individuando la strada giusta e seguendola con pervicacia, non sarà immune né all’utilizzo di droghe né ai buchi. Il finale – senza rivelare nulla – resta aperto. Quasi tutto viene chiarito. E quel quasi lascia sospesi sul futuro imminente.

Qualche imprecisione storica: la rivista Cannibale (citata nel libro) esce nel 1977 (successivo quindi ai fatti romanzati).

L’intreccio comunque regge e rimane avvincente.

Matteo Massi