Roma, 28 novembre 2024 – Ieri è stato presentato al Tempio di Adriano, nella Piazza di Pietra a Roma, l’ultimo libro di Bruno Vespa, “Hitler e Mussolini. L’idillio fatale che sconvolse il mondo e il ruolo centrale dell’Italia nella nuova Europa” (Rai-Mondadori). Ospiti il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, e il segretario di Azione, Carlo Calenda. Tra i due ci sono state schermaglie sulla prossima amministrazione Usa a guida Trump. Alla domanda di Calenda su cosa pensi Salvini su un paio di nomine, Salvini ha risposto di non saperne di più perché “per salvaguardia mia e del mio fegato non leggo i giornali”. Allora Calenda l’ha incalzato chiedendogli: “Com’è possibile allora che tu dica ‘Trump ha fatto nomine di livello’” e Salvini ha risposto: “Io stavo parlando di Musk”. Calenda ha quindi ribadito: “Come fai a sapere che sarà una fantastica amministrazione americana? Leggi i giornali che ti fa bene”.
Pur non riproponendosi mai nelle stesse forme, la Storia è maestra di vita, la Storia insegna a leggere l’attualità. Quante volte abbiamo sentito queste parole, che proprio per questo spesso appaiono frasi fatte o vuote, e il tentativo compiuto da tanti autori di affiancare eventi distanti nel tempo finisce per rivelarsi velleitario e inutile. Non è invece il caso di Bruno Vespa che ha da poco mandato in libreria il suo "Hitler e Mussolini, l’idillio fatale che sconvolse il mondo e il ruolo centrale dell’Italia nella nuova Europa”, ultima fatica (ma che non sarà l’ultima) di una lunga rilettura della storia italiana che ormai accomuna il conduttore di Porta a porta ai grandi del genere (Montanelli in primis).
Vespa legge il presente e lo affianca al passato, trovando analogie utili a decrittare gli avvenimenti, non tanto per un fantomatico pericolo fascista così invocato da una non sempre disinteressata pubblicistica, pericolo che ovviamente non esiste, quanto per il singolare momento storico che stiamo vivendo. Un ruolo sempre più centrale del nostro Paese nella scena europea, frutto del governo più stabile tra le grandi nazioni del Vecchio continente e del progressivo spostamento a destra dell’asse portante della politica europea, circostanze che permettono alla premier Meloni di far pesare un’influenza che tutti, per il bene del nostro Paese, sperano determinante. La nomina di Raffaele Fitto a vicepresidente esecutivo della nuova Commissione va in questo senso.
“Hitler e Mussolini” è così un libro utile e bellissimo, uno di quelli che riconcilia con la lettura storica, perché grazie al taglio comprensibile proprio del giornalista popolare (il grande giornalismo è sempre e solo popolare) e allo stile scorrevole unisce il piacere della lettura e il gusto dell’approfondimento, e che paradossalmente, proprio per il suo valore storico, sta quasi stretto nella categoria della “strenna natalizia” cui per ragioni divulgative l’autore e l’editore tradizionalmente lo iscrivono.
Vespa compie la solita carrellata tra i leader di oggi ma affronta anche la parte storica con un parallelo tra due personalità tragicamente protagoniste della prima metà del Novecento. L’altra con la quale condividono il podio delle nefandezze è Josif Stalin, ognuna delle tre assurte a emblema dei peggiori crimini contro l’umanità. Il nazista Hitler, il comunista Stalin e il fascista Mussolini che di crimini ne commise molti meno ma ebbe la colpa di aver in qualche modo creato un genere, e l’italianissimo aggettivo “fascista” è tuttora usato a tutte le latitudini come sinonimo di cieca prepotenza, prevaricazione indiscriminata e uso politico della violenza.
Eppure Mussolini e Hitler non solo erano diversissimi per temperamento, cultura, carattere, capacità politiche, ma non si piacquero quasi mai e fino in fondo diffidarono l’uno dell’altro. Il confronto che Bruno Vespa propone è stimolante, quasi che conoscere Mussolini, le sue origini, la sua educazione, le sue letture giovanili, la sua famiglia, aiuti a comprendere meglio Hitler, e viceversa, fino al momento in cui, agli inizi degli Trenta e la definitiva consacrazione del Führer, il confronto apparve più diretto e in qualche modo obbligato. Mussolini e Hitler constarono il governo a dieci anni di distanza l’uno dall’altro, ambedue frutti velenosi della grande tragedia della guerra 1914/’18.
Un salto della Storia che sta lì come un monito per i tempi pericolosissimi che stiamo vivendo. In fondo tutti assistettero alla loro salita al potere pensando che fossero fenomeni passeggeri, e la stessa tragedia della Seconda guerra mondiale fu un lento precipitare in un baratro che solo in pochi, un anno o due prima, avevano previsto.