Lunedì 5 Agosto 2024
MARCO BUTICCHI
Libri

Giorgio Faletti, il mio amico geniale

“Il profumo delle pagine” di Marco Buticchi: l'amicizia con Faletti, attraverso le varie fasi della sua carriera artistica, fino alla sua prematura scomparsa. Un ricordo commosso di un talento eclettico e di un uomo generoso.

Buticchi: il mio amico Giorgio Faletti

Buticchi: il mio amico Giorgio Faletti

Firenze, 4 luglio 2024 - Conservo una foto – credo di inizio degli anni ’80 – che ritrae Maria Consuelo e il sottoscritto, allora ancora fidanzatini, e un giovanissimo Giorgio Faletti. Erano i tempi di Drive In, di Vito Catozzo e del “giumbotto“. Da allora, la nostra amicizia è stata un crescendo inarrestabile. Pensate che, scherzando, nelle tante volte che abbiamo presentato i nostri scritti a vicenda, lo accusavo di avere un carattere debole e perciò, per non fargli torto, noi amici gli organizzavamo a puntino ogni scenario per non contraddire le sue passioni.

Così, quando Giorgio – laureato in Giurisprudenza – si mise in testa di fare l’attore comico, noi impiantammo un finto set televisivo con belle ragazze procaci. Ci inventammo persino il nome della finta trasmissione Drive In. E lui fu soddisfatto. Ma il suo animo trovava raramente pace e si mise in testa di fare il cantante. Immaginate la difficoltà di reperire un sosia di Pippo Baudo e imbastire un falso festival di Sanremo. Lì ci rimase un po’ male perché arrivò solo secondo con l’indimenticabile “Signor tenente”.

Ma, alla fine, il tempo mitiga ogni delusione e, trascorso qualche anno, ripartì con i suoi sogni: "Voglio fare lo scrittore!", disse agli amici. Gli rispondemmo che i romanzi maturano come le nespole, col tempo e con la paglia. E lui, non pago: "Io voglio fare lo scrittore da milioni di copie!" E noi: in Italia non è possibile traguardare certe tirature. Invece, Giorgio Faletti, i milioni di lettori se li conquistò sul campo. In Italia e all’estero.

Mi stupiva il suo modo di affrontare ogni genere d’arte, dalla musica, agli scritti, alla pittura, con l’animo sereno ed esperto di chi sa il fatto suo. E, ogni volta, la sua bonaria presunzione aveva ragione e il suo ardire si traduceva in un successo.

Sai che cosa mi manca della nostra amicizia, Giorgio? Le inesauribili serate improvvisate, il tuo modo di ammaliare uno come mille ascoltatori, le tue parole scritte che, spesso, rileggevo due o più volte per ascoltarne la musicalità e memorizzarne il senso. Ripensate al suo sguardo quando, ‘professore carogna’ in “Notte prima degli esami”, assume un’espressione vendicativa… ma. Ecco, è anche quel "ma" che mi manca. Quell’incapacità di mal pensare, di cercare vendetta, di ostacolare. Quasi avessi nelle vene solo il fluido che spinge a socializzare e a far sorridere.

Lo ripetevi spesso: "Chi è capace di far ridere, difficilmente ha nemici". Con te si rideva riflettendo sulle tue parole dette, scritte, cantate. Chissà quante emozioni ci avresti ancora regalato se non avessi lasciato Roberta e tutti noi senza clamore, minimizzando il dolore e la paura, come un impavido Vito Catozzo che, mano sul cinturone e pancione prominente, abbandona a testa alta il “porcaccio mondo che ha sotto i piedi“. Ciao Giorgio!