Milano, 24 maggio 2024 – Ripensare al paese, alla provincia come una stanza è il modo più semplice per spiegarlo a chi non lo sa. Poche persone (pur sempre troppe) raggruppate in un confine ben delineato, chiuse in un ermetico silenzio che diventa un frastuono assordante. Tutti sanno, nessuno parla. È inevitabile sentire il bisogno di scappare. E il paese “diventa una gabbia”.
Il terzo romanzo di Mattia Grigolo, ‘Gente alla buona’ (edito da Fandango Libri, 2024), è ambientato nella provincia rurale della bassa padana. Tre amici d’infanzia si ritrovano dopo anni di silenzi: Brando, Larcher e Sara sono cresciuti, eppure i fantasmi del loro comune passato non li hanno ancora abbandonati. È Natale e la bontà patinata che contraddistingue i giorni che anticipano le festività non li riguarda, una promessa riporta i tre amici sulla stessa strada.
Allo stesso modo, prima di loro, anche i padri dei tre amici sono cresciuti insieme in “quelle campagne, ereditate dai loro padri e dalla guerra […]. Sono uomini del paese, padroni e schiavi della terra e della ridicola economia di quel luogo”.
Qualcosa però segna la routine tranquilla di quel microcosmo. Il tempo si ferma nella notte di Natale del 1995, dopo la tragica morte di Mighé, tredicenne figlio di immigrati che avevano lasciato il Sud Italia alla ricerca di un futuro migliore, e dopo la strana scomparsa di Gianin, il matto di paese. Un evento oscuro – anzi, due – che riguarda “la gente che parla, la gente che non può nascondersi mai, la gente che muore e quella che nasce, la gente che resta, la gente che scappa. La gente alla buona”. Tutti e nessuno.
‘Gente alla buona’ è un romanzo dai toni dark in cui la narrazione torna sempre a quella notte del ’95, tra i flashback dei ragazzi, dei loro padri, del parroco don Maurizio, dell’Anna sempre pronta a versare un bicchiere di vino, tra lunghi dialoghi e tormentati silenzi, per fare luce sulla colpa che ognuno paga con il proprio io. Sono tutti protagonisti e antagonisti in questo romanzo, ma il confine tra colpevole e innocente diventa sempre più sottile. I tre amici, ormai adulti, sono cresciuti assecondando la cultura del posto, condannati alla memoria. Perché per quanto lontano si possa scappare, si è pur sempre destinati a ritornare dove tutto è iniziato. E non basta un campetto da calcio o una fionda per smaltire la rabbia.
Mattia Grigolo, berlinese di adozione, si è già misurato con la memoria e i segreti nel suo esordio ‘La Raggia’ (edito da Pidgin, 2022), un racconto lungo composto da due quaderni da leggere al contrario per scoprire il grande crudele mistero del protagonista. E l’idea che da certi spettri non si può scappare era un’eco nella raccolta di racconti ‘Temevo dicessi l'amore’ (Terrarossa Edizioni, 2023). Il terzo romanzo di Grigolo è la storia del segreto di un paese, un invito a interrogarsi se le persone che vivono in provincia sono davvero… gente alla buona. Un libro consigliato a chi dalla stanza del proprio paese sta provando a scappare, forse da anni, inutilmente.