Sabato 6 Luglio 2024
GIORGIA MESSA
Libri

"Faletti un maestro, inventò il thriller italiano"

Donato Carrisi ricorda l’autore di “Io uccido“ scomparso dieci anni fa. "Scrittore, cantante, attore: molti talenti in una sola persona"

"Faletti un maestro, inventò il thriller italiano"

"Faletti un maestro, inventò il thriller italiano"

Roma, 4 luglio 2024 - "Giorgio Faletti è un indimenticato", così lo scrittore di thriller Donato Carrisi, pugliese cinquantunenne, definisce il suo amico e maestro, scomparso esattamente dieci anni fa per un tumore, a meno di 64 anni. "Quando faccio le presentazioni nei teatri, spesso concludo con una sua foto e il pubblico scoppia in un applauso commosso. È il segno che Giorgio è stato amato in modo profondo e lo è ancora. Credo che, in questo momento particolare, bisognerebbe ricordarlo un pochino di più".

Piemontese classe 1950, nel corso della sua istrionica carriera artistica, Faletti amava spingersi verso sempre nuovi orizzonti, raggiungendoli tutti con incredibile successo. Attore, cantautore e scrittore bestseller; se Carrisi dovesse descriverlo con una parola userebbe semplicemente "Faletti: molti talenti in una sola persona".

Donato Carrisi, com’è nato il vostro legame?

"Prima di esordire nel 2009, il mio romanzo Il suggeritore (Longanesi) era molto atteso e su un quotidiano italiano apparve un articolo che diceva ‘Attento a te Faletti, sta arrivando Carrisi’. Lo trovai sgradevole. Così, mi sentii in dovere di scrivere a Giorgio per raccontargli la mia storia, per dirgli che non avrei mai trovato il coraggio di portare un thriller a un editore se non ci fosse stato lui. Faletti ha costituito un pubblico per questo genere narrativo nel nostro Paese. “Io uccido” (Baldini e Castoldi, 2002, più di quattro milioni di copie vendute) resta una pietra miliare. Prima di lui, nessuno credeva che un autore italiano di thriller sarebbe stato all’altezza degli anglosassoni o dei francesi. Dopo che mi rispose a quella lettera, nacque un rapporto speciale. Io lo chiamavo “il Maestro”, lui mi chiamava “il Giovanotto” e mi introdusse a una serie di scrittori che poi sono diventati amici, tipo Jeffery Deaver o Michael Connelly".

Qual è il ricordo più bello che conserva?

"Qui ho una storia straordinaria. Ero al Salone di Torino per presentare, per la prima volta, il mio romanzo insieme a Jeffery Deaver. Anche Giorgio era lì per promuovere un suo libro e durante il suo incontro parlò di me. Lui parlò di me! – ripete Carrisi, emozionandosi ancora – Nessun altro scrittore avrebbe fatto una cosa del genere. Giorgio era una persona generosissima. Ricordo anche quando ci invitarono insieme a inaugurare una libreria, in Liguria o forse a Novara. Io ero ancora alle prime armi, lui invece era già molto famoso, quindi arrivò una marea di gente. È vero che Il suggeritore era stato un successo, ma di certo c’erano molte più persone lì per lui che per me. Ebbene, Giorgio salì in piedi sul tavolino in modo che tutti riuscissero a sentirlo. Avrebbe potuto tranquillamente lasciarmi giù, seduto come un idiota. Invece, mi tese la mano e mi tirò su con lui. Lo trovai un gesto bellissimo. Ora io cerco di fare lo stesso quando sono con un giovane scrittore; tendo a coinvolgerlo. Voglio restituire un po’ della generosità che Faletti ha avuto per me".

Cosa direbbe oggi al suo Giorgio se potesse?

"Questa è una domanda difficile, sento molto la sua mancanza. Lui non mi aveva detto niente della malattia, probabilmente per risparmiarmi. La notizia della sua scomparsa mi colse di sorpresa. Mi chiamarono dal Corriere della Sera e mi dissero: ‘È morto Faletti. Ti piacerebbe scrivere un ricordo?’ Rimasi paralizzato. Poi scrissi il pezzo; era pieno di rimpianti per tutto ciò che poteva essere e non sarebbe più stato. Ecco, ancora oggi mi domando quante cose bellissime potremmo fare insieme se lui fosse qui".

Nell’eredità che Faletti ci ha lasciato, c’è sicuramente l’aver ispirato nuovi talenti, proprio come lei. A novembre scorso è uscito il suo ultimo thriller, “L’educazione delle farfalle” (Longanesi). Sappiamo però che ha in serbo nuove sorprese...

"Beh, non posso dire niente. Che cavolo di scrittore thriller sarei se non conservassi la suspense su ciò che sto per riservare al mio pubblico?"