Bologna, 8 settembre 2024 – Ezio carissimo,
era dai precedenti romanzi, come “Fifty-Fifty”, o “L’imitazion del vero” che mi tenevo fra le dita i complimenti per la bellezza della tua scrittura e l’arguzia del pensiero. Un pensiero talmente sagace da essere seduttivo.
Sì, Ezio, la tua scrittura è seducente. E voglio complimentarmi anche con Giovanni Turi, direttore editoriale di TerraRossa che ti pubblica. L’incontro fra un autore e un editore non è mai dovuto al caso.
Il tuo “Grave disordine con delitto e fuga” ci racconta dell’ingegnere De Rossi, giovane manager di successo, e Michelangelo detto per brevità Jimmy, bellissimo fattorino adolescente alle sue dipendenze e che sparge fascino e seduzione a piene mani. Se ne sia consapevole o meno, lo capiremo solo alla fine del romanzo.
La bellezza assoluta sconvolge, hai ragione, e spesso è un mezzo di successo, ricatto, preziosa merce di scambio. Ha più potere chi la possiede o chi dispone dei mezzi per comprarla?
In tanti avranno detto degli echi pasoliniani nel rapporto fra il ricco e colto manager e il fattorino che nulla possiede se non un corpo perfetto, vestiti dozzinali ma decorosi nel loro immacolato candore e una manciata di sogni piccolo borghesi. A me pare tu vada oltre. Ho pensato a un film di Schroeder, “La Virgen de Los sicarios”, in cui un famoso scrittore colombiano torna dopo trent’anni a Medellin dove si innamora di un “ragazzo di vita”, killer di professione. Gli intellettuali colombiani si arrabbiarono molto e fecero di tutto perché il film non venisse distribuito. Lo scrittore che li rappresentava, con il suo snobismo e la presunta superiorità culturale, provocava solo altra violenza e altre morti.
Non esiste disordine più cruento di quello causato dalla crepa che mette in contatto due classi separate di una società. Accade anche col “delitto” al centro del tuo romanzo, cui mi pare contribuiscano in molti, chi per omertà, chi per vanità, o sbadataggine.
A presto, Ezio. Non vedo l’ora di leggerti di nuovo.
Simona