
Fatma Aydemir, 38 anni, autrice del romanzo Tutti i nostri segreti. , pubblicato da Fazi
"L’Europa ha smesso di accogliere nuove culture. Questo ucciderà la vitalità del nostro continente", così Fatma Aydemir, scrittrice tedesca di origini turco-curde, si esprime sul delicato tema dell’integrazione, oggetto del suo romanzo Tutti i nostri segreti (Fazi, traduzione di Teresa Ciuffoletti). Dopo trent’anni di lavoro nelle fabbriche della Germania, Hüseyin intende coronare il desiderio di tornare a Istanbul. Qui riesce finalmente a comprare un appartamento per sé e la sua famiglia ma, mentre ne percorre i corridoi dipinti di fresco, viene ucciso da un malore improvviso. Accorsi in Turchia per i funerali, i quattro figli di Hüseyin dovranno fare i conti con nuove consapevolezze sulle proprie origini. Attraverso le voci dei protagonisti, Aydemir racconta l’epopea di chi vive in bilico tra "una patria perduta e sempre rimpianta e una terra mai sentita davvero propria", in un romanzo incluso da Der Spiegel nella lista dei cento libri tedeschi più importanti degli ultimi cento anni.
Fatma, che differenza c’è tra casa e patria secondo lei? "Sono molto critica nei confronti del termine patria perché viene spesso usato per difendere i confini ed escludere gli altri. Per me l’idea di casa riguarda più le persone che un luogo geografico. I miei amici sono casa, perché mi fanno sentire libera di essere chi sono".
Da dove nasce la storia narrata in Tutti i nostri segreti? "Stavo pensando ai miei nonni, la prima generazione di lavoratori emigrati dalla Turchia in Germania dopo la seconda guerra mondiale. Erano stati chiamati a ricostruire l’economia tedesca e lo hanno fatto, ma non hanno mai ricevuto un riconoscimento. Ora che questa generazione sta lentamente scomparendo, mi interessava sapere quali storie si portasse dietro".
Scrivere questo libro l’ha condotta a nuove consapevolezze sulla sua famiglia? "Anche io provengo da una famiglia “assimilata”, in cui si parla esclusivamente turco, tanto che l’origine curda è diventata invisibile. Scrivere questo libro mi ha aiutata a capire come funziona il processo di assimilazione tra culture. Un’assimilazione ben riuscita rende invisibile se stessa, al punto che risulta poi difficile risalire alle origini".
Quanto è importante conoscere le proprie origini? "Penso che sia sempre sconvolgente scoprire radici di cui non eri a conoscenza. Soprattutto se appartieni a una minoranza che è stata violentemente oppressa, come i curdi in Turchia. Personalmente, credo che l’identità sia qualcosa di molto più complesso rispetto alla semplice eredità dei genitori. Posso identificarmi come madre, come scrittrice, come comunista, più di quanto non faccia come curda o come tedesca".
In Europa c’è una reale integrazione tra le culture? "La cosa interessante dell’Europa è sempre stata la varietà di culture e lingue che la compongono, ma ultimamente ha smesso di accoglierne di nuove. Questo ucciderà la vitalità del nostro continente".
In Germania le ultime elezioni hanno visto il successo dell’estrema destra. Perché secondo lei? È preoccupata? "Come nel resto del mondo, anche in Germania la gente si sente insicura a causa della guerra e dei problemi economici. E c’è la tendenza irragionevole a sostenere gli interessi dei miliardari ogni qual volta l’economia va giù. Ovviamente sono molto preoccupata per le minoranze, visto che sta per formarsi un governo conservatore. Ma confido che ci siano sempre più giovani pronti a una resistenza politica contro il conservatorismo".