Venerdì 26 Luglio 2024
GIGI PAOLI
Libri

Un libro per l’estate / Emozioni d’Africa: Kapuściński racconta un mosaico di dittature e colori

Ryszard Kapuściński, “Ebano” (Feltrinelli, 2001): le esperienze dell'autore in Africa, un racconto illuminante delle complessità e delle contraddizioni del Continente

Ryszard Kapuściński (1932-2007)

Ryszard Kapuściński (1932-2007)

Firenze, 24 luglio 2024 – Questo libro non parla dell’Africa, ma di alcune persone che vi abitano e che vi ho incontrato, del tempo che abbiamo trascorso insieme. L’Africa è un Continente troppo grande per poterlo descrivere. E’ un oceano, un pianeta a se stante, un cosmo vario e ricchissimo. E’ solo per semplificare e per pura comodità che lo chiamiamo Africa. A parte la sua denominazione geografica, in realtà l’Africa non esiste. La prima pagina di ’Ebano’ (Feltrinelli, 2001) racchiude in sé il senso della visione del mondo da parte di Ryszard Kapuściński, uno dei più grandi giornalisti e narratori del XX secolo che per tanti anni ha girato il mondo, e lo ha raccontato, come inviato di un’agenzia di stampa polacca. Per intenderci, Kapuściński sta all’Africa come il nostro Tiziano Terzani sta all’Asia: entrambi si sono immersi nei luoghi, fra le genti, andando oltre gli stereotipi e analizzando gli sguardi, i mondi, le discrepanze di quello straordinario insieme di emozioni, di ricchezze inimmaginabili, di povertà infinite, di violenze senza pari, di famliarità assolute, di dittature ferocissime e di flebili democrazie che fanno, tutte queste insieme, l’Africa.

E dunque si passa dal Ghana del 1958, il primo impatto, dove "la prima cosa che colpisce è la luce", alle notti buie del colpo di Stato in Nigeria nel 1966, dagli scheletri umani in fuga dalla guerra tribale fra hutu e tutsi in Ruanda agli orrori della dittatura ugandese di Amin Dada che in otto anni si calcola che abbia ucciso dalle 150 alle 300mila persone. Kapuściński racconta le sue storie, in questo e negli altri suoi libri,con l’occhio sì del cronista integerrimo, ma anche con la pietas che si deve a un Continente vessato da sempre e che, nonostante le sue ricchezze, non è mai riuscito a spezzare le catene che ne bloccano il volo, spesso proprio per le ruberie e le crudeltà dei suoi figli trasformati in dittatori e affamatori di popoli.

Kapuściński racconta un incontro straordinario avvenuto la vigilia di Natale nel Parco nazionale di Mikumi, in Tanzania: “Alla fine, compiuto varie volte il giro dei tavoli e della radura, l’elefante ci lasciò, si allontanò e scomparve nel buio. Quando la terra smise di rimbombare e le tenebre tornarono ferme, uno dei tanzanesi seduto accanto a me chiese: ’Hai visto?’. ’Sì’, risposi ancora frastornato. ’Era un elefante’. ’No’ disse lui. ’Lo spirito dell’Africa assume sempre la forma di un elefante, perché non esiste un animale capace di vincerlo: né il leone, né il bufalo, né il serpente’ . I convenuti si diressero in silenzio verso le capanne e i ragazzi spensero le luci sui tavoli. Era ancora notte. Ma già si avvicinava il momento più abbagliante dell’Africa: quello dell’alba”.