Domenica 12 Gennaio 2025
SIMONA BALDELLI
Libri

Doppio mistero nella Sicilia di Lanteri

Appuntamento con la rubrica di Simona Baldelli “I libri degli altri”: ecco “L’isola e il tempo” di Claudia Lanteri (Einaudi)

Claudia Lanteri

Claudia Lanteri

Bologna, 12 gennaio 2025 – Cara Claudia, ti immagino circondata dal mare, fra spunzoni di lava, sbuffi di zolfo che salgono dalla terra. Qua e là un nido di berte, che ci insegni a chiamare turriàche, macchie gialle di tarassaco, pale di fichi d’India. All’orizzonte, il barchino verde con a bordo un uomo e il cadavere di una donna: la vicenda attorno alla quale ruota la vita di Nonò, (così si chiama, finché è ragazzino), il protagonista del tuo romanzo d’esordio, “L’isola e il tempo” (Einaudi). È un’isola piccola piccola, appendice di un’altra isola poco più grande dello stesso arcipelago, e tutte loro stanno al largo dell’isola madre: la Sicilia. Questa scatola cinese di scogli mi ricorda l’umanità devastata del nostro tempo. Monadi isolate, e non solo perché nel recentissimo passato una pandemia ci ha abituati a vivere così. Pure ora (tornati all’aperto, senza sosta, dappertutto senza nemmeno muoverci perché è sufficiente il display del telefono) siamo separati. Vediamo gli altri con sospetto, come il pugno di abitanti della tua isola guardava al barchino col suo carico di morte.

Se c’è un cadavere, ci deve essere un assassino. Sarà forse l’uomo che ha condotto la donna a riva? Se ci sono un cadavere e un assassino, ci deve essere un’indagine. E c’è, infatti, portata avanti in maniera ufficiale da un maresciallo, e in via ufficiosa dal tredicenne Nonò. Se c’è un’indagine, allora ci troviamo fra le mani un romanzo giallo. Tu, però, ci consegni un’indagine doppia, perché di pari passo con l’enigma circa l’omicidio, c’è il mistero della vita di Nonò, che da quel punto in poi si interrompe. Passerà gli anni a venire, quando ormai adulto nell’aspetto indosserà il nome completo di Onofrio, a ritornare su quell’episodio, raccontarlo a chiunque voglia ascoltare, in un bisogno disperato di sciogliere un suo proprio nodo, che gli ha impedito di crescere davvero.

La necessità di Nonò di raccontare, rivangare, condividere il segreto, mi ha fatto pensare ad “Aspettando Godot”, in cui Beckett scrive una battuta devastante, che smaschera la nostra presunta autosufficienza e quanto, in realtà, la solitudine ci spaventi. A Vladimiro che non vuole ascoltare i suoi incubi, Estragone dice: "A chi potrò raccontarli i miei privati terrori, se non a te?". I traumi, le paure, spezzano il meccanismo che ci rende adulti.

Hai trovato, per questa storia, una lingua grandiosa, altissima e popolare insieme. Semplice solo in apparenza, perché non c’è nulla di più difficile della naturalezza. Qua e là ci sono echi di quel dialetto che altri autori della tua terra ci hanno insegnato e che sono entrati a far parte di un immaginario comune, collegandola alla terraferma. Al “Continente”, come dite voi. Devi essere contenta, perché hai scritto un romanzo pieno di ponti che conducono ad altri ponti. E io non vedo l’ora di percorrerli di nuovo.