Roma, 3 maggio – Si tiene questa sera la 69/a edizione dei premi David di Donatello, “la notte degli oscar del cinema italiano”. Condotta da Carlo Conti e Alessia Marcuzzi, la premiazione avrà luogo al famoso Teatro 5, negli studi di Cinecittà. Tra i candidati a Miglior Film, insieme pellicole di successo internazionale come “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi e “Io Capitano” di Matteo Garrone, spicca “Rapito”, film del 2023 diretto da Marco Bellocchio sul caso Edgardo Mortara. Candidato anche come Miglior Sceneggiatura Non Originale, il film trae ispirazione dal libro “Il caso Mortara” di Daniele Scalise, pubblicato da Mondadori nel 1997.
Ambientato a Bologna nel 1858, il libro racconta la storia vera di Edgardo Mortara, bambino ebreo di 6 anni che viene sottratto alla famiglia per essere consegnato al Papa Pio IX. Il motivo ufficiale? A quanto pare il bambino era stato battezzato di nascosto da una domestica cattolica, e “merita” quindi di ricevere un’educazione dalla chiesa che “lo liberi dalle superstizioni di cui sono imbevuti gli ebrei”. Il caso diviene presto internazionale: l’intera comunità ebraica, la stampa liberale ma anche personaggi come Napoleone III e Cavour si schierano contro il Papa a favore del bambino. Ma Pio IX resta inamovibile, e Edgardo Mortara non torna mai a casa. Scalise racconta la storia di un bambino “trasformato in un simbolo”, il simbolo dell’ingiustizia, dell’antisemitismo della Chiesa cattolica e delle controversie dottrinali che permisero al Papa di pronunciare il suo “non possumus” di fronte alle richieste dei genitori di Edgardo di riavere il proprio figlio. Ma anche il simbolo di “un’identità negata”, di una persona contesa tra due orientamenti religiosi troppo presto.
La sceneggiatura di “Rapito”, adattata da Bellocchio insieme a Susanna Nicchiarelli, è “ricca di dettagli”, ricostruendo perfettamente il contesto sociopolitico di quegli anni e le tensioni tra le forze in gioco. Davanti a un potere temporale della Chiesa che ormai volgeva al termine della sua supremazia, le azioni dell’Inquisizione sembrano ancora più oltraggiose. “Per me questa candidatura al David di Donatello significa moltissimo – dichiara infatti Nicchiarelli in un’intervista per “Le voci del David 69” – È motivo di grande orgoglio aver lavorato a questo film. È stato un percorso doloroso perché racconta una storia vera e molto tragica”.
Tra i film basati su libri candidati per Miglior Sceneggiatura Non Originale ci sono anche “Le vele scarlatte” di Pietro Marcello, tratto dall’omonimo romanzo di Aleksandr Grin, e “Lubo” di Giorgio Diritti, tratto dal romanzo di Mario Cavatore “Il seminatore”.