Giovedì 26 Settembre 2024
STEFANO MARCHETTI
Libri

Camicie nere e rivoluzione, una storia d’amore

Il nuovo romanzo di Dario Franceschini ambientato nella Ferrara della prima metà del Novecento. Due donne e un legame “impossibile”

Camicie nere e rivoluzione, una storia d’amore

Il nuovo romanzo di Dario Franceschini ambientato nella Ferrara della prima metà del Novecento. Due donne e un legame “impossibile“

Roma, 24 settembre 2024 – Lucia Callegari nasce all’alba del 21 marzo 1900, il primo giorno di primavera del nuovo secolo. La nonna Ginisca, lavandaia e attivista della lega femminile, la prende in spalla e la porta davanti alla finestra, facendole il primo dono: "È per te, Lucia – le sussurra – È il sole dell’avvenire". Davanti a loro c’è quella terra che legioni di braccianti, gli ‘scariolanti’ come il nonno Isauro, hanno sottratto alle acque con fatiche immani. E poco distante l’orizzonte del grande fiume, il Po. Davanti a Lucia c’è il futuro di chi nasce nella miseria: si muore di malaria nelle valli infestate dalle zanzare, si muore di pellagra perché in tavola non c’è altro che polenta.

Nei paesi attorno alla meravigliosa Ferrara rinascimentale, un secolo fa la povertà poteva soltanto aggrapparsi al sole della rivoluzione, la lotta contro lo sfruttamento. "Dutor, chi a ghè sol aqua e tera", dice Ginisca. “Aqua e tera”, ma anche sentimenti, innervano il nuovo romanzo di Dario Franceschini che esce oggi per La nave di Teseo. Il senatore, già ministro per i Beni culturali, ci accompagna nella sua Ferrara per una storia d’amore e di diversità dagli accenti toccanti che attraversa tutta la prima metà del Novecento e sa parlarci anche oggi.

Finita la Prima guerra mondiale, a Ferrara le leghe rosse hanno il dominio incontrastato ma già soffia il vento gelido delle rappresaglie delle camicie nere. Il 20 dicembre 1920, mentre i socialisti manifestano a teatro, fuori, di fronte al castello estense, lo scontro tra le fazioni finisce nel sangue: sei morti. Nelle campagne si bruciano le case del popolo, iniziano le aggressioni agli attivisti, Giacomo Matteotti viene preso a sputi. Figlia del capolega di Baura, Lucia ventenne viene inviata a servizio a Ferrara da un avvocato amico dei socialisti. La casa è in corso Giovecca, la lunga prospettiva quasi metafisica che anche Giorgio De Chirico e il fratello Alberto Savinio hanno conosciuto in quegli anni, e si affaccia sul giardino della Marfisa d’Este, la deliziosa palazzina del ‘500 dove si dice che Torquato Tasso abbia rappresentato l’Aminta.

Sullo stesso giardino guarda anche la casa dei Barilari, ricchi proprietari terrieri, furiosamente fascisti. In quel giardino Lucia conosce Tina, la figlia dei vicini, lontana dalla politica ma appassionata di fotografia. La figlia dei proletari e quella dei padroni, come Olmo e Alfredo del Novecento di Bertolucci: fra le due ragazze non esiste odio, anzi sboccia un amore.

Franceschini non descrive le sue protagoniste, ce le lascia immaginare. Ma il filo della narrazione, nell’abbraccio del realismo magico, interseca sempre la Storia di quegli anni terribili di un secolo fa. "Tutti i fatti narrati sono realmente accaduti. Tranne qualcuno", avverte l’autore. E non a caso dunque tutti gli snodi del racconto avvengono in giornate particolari: Lucia e Tina si scambiano il primo bacio il 4 aprile 1921, proprio quando Mussolini arriva a Ferrara e arringa la folla nel prato della palazzina, e vengono poi scoperte insieme, in un momento di intimità, il 29 ottobre 1922, il giorno dopo la marcia su Roma.

Il loro appare un amore impossibile, non solo e non tanto per lo scandalo alla morale dell’epoca, quanto piuttosto per una ragione politica: il padre di Tina non può sopportare che nella città di Italo Balbo un fascista abbia "una figlia invertita", e il padre di Lucia, capolega socialista, le rinfaccia di aver "infangato la rivoluzione dei lavoratori".

Le due giovani vengono separate: la ricca va in sposa a un giovane possidente, svogliato e assente, l’altra vive un giorno d’amore con un operaio, in riva a quel mare che non aveva mai visto prima. La figlia di Lucia nasce nella notte del 23 agosto 1923, mentre ad Argenta una squadra di picchiatori aggredisce e uccide don Giovanni Minzoni, prete combattivo.

Da quel momento, nel romanzo, gli uomini sembrano scomparire. Troppo presi dal furore dei tempi, troppo distratti, forse incapaci di capire che oltre le ideologie ci sono le persone. Lo capiscono bene, invece, le donne, e saranno loro a condurre in porto la storia, sino a un commovente finale, all’alba della Liberazione.

Saranno loro a far conoscere e accogliere una realtà che altri non hanno voluto accettare e ascoltare. Saranno loro a guardare avanti, anche verso i nostri tempi. Franceschini sembra dirci che fra aqua e tera gli uomini fanno la guerra, le donne fanno la vita. E spalancano un nuovo futuro.