Lunedì 29 Luglio 2024

Addio Edna O’ Brien, voce poetica e libera delle donne d’Irlanda. E del mondo

La grande scrittrice scomparsa a 93 anni. Per Philip Roth era “l’autrice più talentuosa della narrativa inglese”

Edna O'Brien scomparsa a 93 anni

Edna O'Brien scomparsa a 93 anni

Londra, 28 luglio 2024 –  La scrittrice irlandese Edna O’Brien, che ha esplorato le complicazioni e le contraddizioni della vita delle donne in una carriera letteraria durata più di mezzo secolo, è morta all'età di 93 anni dopo una lunga malattia. Lo  a annunciato il suo agente, scrivono i media britannici. Era nata a Tuamgraney, il 15 dicembre 1930 in una famiglia dalle forti radici cattoliche, educata alla National School di Scariff e nel Convent of Mercy di Loughrea, retto da suore, si era poi trasferita a Dublino ed era fuggita con un uomo sposato che sarebbe diventato suo marito, lo scrittore Ernest Gebler, da cui avrebbe divorziato nel 1964 affrontando in seguito una lunga battaglia per l'affido dei figli Carlo e Sasha, stabilendosi poi a Londra.

In una serie di romanzi, a partire dalla trilogia  “The Country Girls” del ‘60 (in Italia “Ragazze di campagna”, Feltrinelli; “La ragazza sola”, Rizzoli, “Ragazze nella felicità coniugale”, e/o) inizialmente vietati in Irlanda (a Edna toccò lasciare il suo paese) ma apprezzati all'estero, in cui dava voce a una nuova generazione di donne che seguivano liberamente il loro desiderio di autonomia e libertà, lottando contro le aspettative oppressive e ipocrite della vita rurale, O’Brien ha incarnato in letteratura le donne che lottano contro le aspettative oppressive e ipocrite della vita rurale. Al centro dei tre romanzi, le vicende di due amiche, Caithleen e Baba, dai giorni della fanciullezza alla giovinezza, con l'esperienza del matrimonio, dell'abbandono, della solitudine, ma anche del finale trionfo, soprattutto di Caithleen, sui condizionamenti e sui pregiudizi della società del suo tempo, tra bigottismo e gretto maschilismo. I tre libri sono stati ripubblicati in unico volume con l'aggiunta di un'appendice sulle vicende delle due protagoniste, divenute molto popolari in Irlanda, anche in seguito alla versione cinematografica di “The country girls” (1984) diretto da Desmond Davis.

La sua attenzione si è poi ampliata in opere successive come "House of Splendid Isolation” (in Italia “Uno splendido isolamento”, Feltrinelli 1997) e “The Little Red Chairs” (“Tante piccole sedie rosse”, Einaudi, 2017), mantenendo sempre l'intelligenza acuta e l'audacia che hanno fatto sì che Philip Roth la definisse “la donna più dotata che oggi scriva narrativa in inglese”, ricorda il “Guardian”.

Rendendo omaggio all'autrice, il suo editore, Faber, ha dichiarato che è "una delle più grandi scrittrici della nostra epoca. Ha rivoluzionato la letteratura irlandese, catturando la vita delle donne e la complessità della condizione umana in una prosa luminosa e libera, che ha esercitato una profonda influenza su molti scrittori che l'hanno seguita. Edna si sforzava costantemente di aprire nuovi orizzonti artistici, di scrivere in modo veritiero, da un luogo di sentimenti profondi. La vitalità della sua prosa era lo specchio della sua voglia di vivere: era la migliore compagnia, gentile, generosa, maliziosa, coraggiosa. Edna era una cara amica per tutti noi e ci mancherà moltissimo. È un enorme privilegio per Faber pubblicarla, e il suo audace e brillante lavoro continuerà a vivere”. 

Dalla provincia dell’Irlanda profonda, una rivoluzionaria che ha conquistato il mondo: le folli serate nella swinging London anni Sessanta, i party newyorchesi, l'amicizia oltre che con Roth, con Gore Vidal, Jackie Onassis, Marlon Brando. Una vita brillante, libertina, vorticosa, è stata quella di Edna, nella quale c'è non è mancato lo spazio anche per la solitudine e la scrittura, come aveva raccontato nell'autobiografia “Country Girl” (un memoir, niente a che fare con la precedente trilogia romanzesca dal titolo simile), uscita in Italia con Elliot nel 2013.  “Per un breve periodo, un anno, mi abbandonai alla swinging London. Facevo party ogni sabato sera. Stappavo champagne, cucinavo. Le feste - aveva raccontato la scrittrice parlando dell'autobiografia - erano bohemien, ci venivano molte persone meravigliose. Ma in fondo sapevo che trascuravo la mia vera vocazione, la scrittura, e che avrei dovuto tornare a quello e lo ho fatto”.

Amica appunto di Roth e di Norman Mailer, amata da Alice Munro, O’Brien, vincitrice di tutti i premi letterari d'Irlanda e di molti riconoscimenti internazionali, tra cui il Pen/Nabokov 2018, autrice di oltre trenta romanzi, saggi e collezioni di racconti tradotti in tutto il mondo, non ha mai smesso di raccontare l'emancipazione femminile con audacia e intelligenza acuta. Altri suoi romanzi - quasi tutti incentrati su donne in conflitto con una realtà sordida e meschina − sono “August is a wicked month” (1965), “Casualties of peace” (1966), “A pagan place” (1970); “Night” (1978), ritratto di donna in forma di monologo interiore; “Johnny I hardly knew you” (1977), e “The high road“ (1988), storia di una donna matura, ferita dalla vita, ma capace ancora di riscoprirne le miracolose potenzialità.

E ancora, tradotti in italiano, "Le stanze dei figli” (e/o), “Un feroce dicembre” (Einaudi), “La luce della sera” (Elliot), “Ragazza” (Einaudi), ambientato nel Nordest della Nigeria dove Maryam è in fuga con la sua bambina, dopo essere stata tenuta in ostaggio insieme ad altre giovanissime donne, rapite dai fondamentalisti islamici di Boko Haram.