Domenica 22 Dicembre 2024
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Libertaria e femminista. Cristina l’incompresa una regina che era re

Libertaria e femminista. Cristina l’incompresa una regina che era re

Nacque avvolta nel sacco amniotico, con la ’camicia’ come si dice in linguaggio gergale per indicare, nella rarità dell’evento, la fortuna dei pochi eletti cui succede. Cristina di Svezia è stata una di queste. Ma la sua buona stella non dipese solo dai natali nobili, erede di una casa regnante che nel Seicento dominava coi suoi eserciti l’Europa e intimoriva anche grandi potenze come la Francia.

Chi la rese fin da piccola emancipata crescendo una donna ribelle, desiderosa di libertà e potere, capace di mantenere lussi e privilegi anche quando abdicò, fu il padre Gustavo II Adolfo Vasa che quando la vide neonata e nuda il giorno dopo la nascita esclamò: "Questa bambina varrà quanto un uomo". Della sua incredibile modernità, dell’unicum che rappresentò nella storia propone un excursus documentato e pieno di aneddoti ’La regina che amava la libertà - Storia di Cristina di Svezia Dal Nord Europa alla Roma barocca’ che Annarosa Mattei ha scritto per Salani.

Quindi una femminista ante litteram educata alla cultura e all’indipendenza dal padre...

"Lui fu molto contento di aver avuto una bambina e ne intuì subito le grandi potenzialità perché riscontrò tra loro una notevole similitudine nei temi astrali di nascita oltre che nei tratti somatici, vedi gli occhietti acuti. Erano entrambi Sagittari, esploratori appassionati del mondo interiore ed esterno. Cartesio stesso quando la conobbe rimase stupito dal suo interesse per la filosofia, l’alchimia, le dottrine orientali".

Il padre però morì sul campo di battaglia in Germania quando lei aveva solo sei anni...

"Ma, forse presago del destino che l’attendeva, lasciò protocolli educativi molto esaustivi che chiese al suo attendente più fedele, il gran cancelliere Axel Oxenstierna, di garantire alla piccola che già aveva rivelato di essere un miracolo d’intelligenza. E non erano dettami da femmina ma da maschio e in modo da prepararla a salire sul trono cambiò anche la legge di successione".

Quando a 18 anni venne incoronata fu all’altezza delle aspettative?

"Era ossessionata dall’idea di libertà al punto da rifiutare anche di sposarsi proprio per non rinunciarvi. E volle che questi principi si applicassero a ogni ambito sociale, a cominciare dalla religione. Ma il Luteranesimo intransigente non ammetteva altri culti e allora si rifugiò nell’esercizio personale della libertà di pensiero".

Che si traduceva anche in libertà sessuale?

"L’abitudine a dormire con esseri dello stesso sesso era diffuso all’epoca, lo faceva anche il padre, impenitente donnaiolo, coi suoi fiduciari. Questa accusa di libertinaggio le derivò da una visita dell’ambasciatore inglese - siamo nell’epoca di Cromwell - che rimase allibito e sdegnato dal suo modo di esprimersi gesticolando e lei per provocarlo gli presentò un’amica del cuore con cui giaceva abitualmente. Ma si conosce anche la liaison con il potente cardinale Decio Azzolino che la spinse, senza riuscirci, sul trono di Polonia, dal quale venne respinta proprio perché donna".

Nel 1654 si convertì al Cattolicesimo e Roma l’accolse con tutti gli onori...

"Fu il papa Alessandro VII Chigi a organizzare l’esilio, anche se lei si considerò sempre una regnante e volle vivere nel lusso del suo status pur non avendo più i mezzi per farlo. Ma Roma in quel tempo era un crogiolo di comunità e accademie e quindi anche l’imperante Controriforma non riusciva ad arginare la vivacità intellettuale in cui Cristina s’immerse rimanendo esattamente quella di sempre. Lei stessa fondò l’Accademia Reale che poi divenne l’Arcadia e trasformò l’attuale Palazzo Corsini, alla sua epoca Riario alla Lungara, in una fucina di mecenatismo e collezionismo".

Però non rinunciò mai al disegno politico che aveva cullato abbandonando la Svezia...

"La mira di un governo libertario si indirizzò dapprima sul Regno di Napoli. Il suo modello era il Re Sole, assolutista illuminato. Il gran tessitore occulto Mazarino però non mantenne la promessa e lei si macchiò anche di un’efferata condanna a morte del mediatore Monaldeschi accusandolo di alto tradimento. Nonostante l’ondata di sdegno in tutta Europa non si abbassò però mai a scusarsi".

Lorella Bolelli