Roma, 18 settembre 2023 – Non una vera e propria lettera, ma "un bigliettino, due o tre righe al massimo, e un numero di telefono in fondo". Questo il messaggio che Mogol inviò a Lucio Battisti ricoverato in ospedale nell'estate del 1998: lo racconta il medico che all'epoca aveva in cura in un'intervista a La Stampa. Antonio Del Santo, specialista in medicina interna e ematologia dell’ospedale San Paolo di Milano, ricorda quelle giornate faticose ("Sono arrivato a lavorare 72 ore senza tornare a casa: non lo dimenticherò mai") e quando consegnò il famoso biglietto al cantautore. "Glielo consegnai io stesso – riferisce –. Durante una delle tante visite di controllo che gli facevo".
"A me lo diede la collega di un altro reparto. E io lo portai subito in camera di Battisti – spiega ancora Del Santo nell'intervista –. Gli dissi che arrivava da Mogol e che potevo allungarglielo, leggerlo ad alta voce per lui o stracciarlo. Stava a lui, e soltanto a lui, scegliere". Il medico spiega – appunto – che si trattava di un biglietto, in cui "Mogol desiderava fargli sapere che lo pensava e che era a sua disposizione per qualsiasi cosa". Tutto qui? "Sì, ma quelle parole semplici colpirono Battisti al punto da commuoverlo. L’ho detto e lo ribadisco. Sono l’unico a poterlo fare: ero lì", prosegue il dottore, ricordando ancora che il biglietto lo tenne Battisti. "Riuscì, non so come, a nasconderlo alla moglie. Non ho davvero idea di che fine abbia fatto".
"Leggo dichiarazioni sia di Mogol sia della moglie di Lucio Battisti che non corrispondono alla realtà. Comprensibile, è passato tanto tempo. Ma i fatti sono fatti, e sono quelli che ho raccontato", conclude Antonio Del Santo.