Piero Chiambretti, gli altri se ne vanno, lei è l’unico che procede contromano...
"Sicuramente Amadeus mancherà tantissimo alla Rai perché ricopriva molti orari strategici, però avrà avuto i suoi buoni motivi. In bocca al lupo ad Amadeus".
Cosa pensa di questa Rai che perde pezzi importanti?
"Però ha preso un pezzo da 90! Io sono piccolo, ma valgo due. Metà Amadeus e metà Gramellini".
Per anni la Rai è stata granitica, come mai proprio adesso si verifica questo fuggi fuggi?
"Probabilmente è un momento delicato. La Rai è la mamma di tutti, prima o poi si torna. Io sono stato via 18 anni, e adesso rientro con grande entusiasmo, spero di contribuire a non far sfigurare questi vuoti. La Rai è la Rai, anche se qualcuno dice Di tutto di meno. Io però non posso dire nulla perché ho appena posato le valigie. Non ho ancora ben chiaro cosa farò perché aspetto delle conferme".
Anche a lei hanno fatto un lungo corteggiamento?
"Mi hanno convinto con una pizza Margherita".
Per il Festival di Sanremo la perdita di Amadeus è insanabile?
"Il Festival ha preso una linea molto televisiva con un preciso progetto di scelte di ospiti e di canzoni che hanno portato grandissimi risultati di ascolto e gradimento. Sarà difficile sostituire Amadeus dopo 5 anni in cui ha plasmato sul suo gusto il gusto musicale degli italiani. Chi arriverà non deve variare molto questo modello, è un modello che funziona perché dentro c’è veramente di tutto. Sicuramente non sarà facile, però è una strada tracciata che può essere perseguita".
Se toccasse a lei?
"Oggi le logiche di chi fa il festival sono diverse da quelle di quando lo facevo io. All’epoca il direttore artistico era separato dal resto, io fui chiamato da un dirigente Rai che era responsabile di tutto. Lui gestiva il lavoro che oggi fa un intero pacchetto, dentro il quale c’è un agente che garantisce non solo il conduttore ma anche i cantanti, qualche comico, qualche ospite. Ai miei tempi, come direbbe Garibaldi, si facevano dei discorsi in sedi diverse. Uno era il conduttore, uno il direttore artistico, e soprattutto una era la Rai."
Secondo lei era meglio?
"No. Cambiano i tempi, oggi come allora ci sono stati degli ottimi Festival. Non bisogna vedere il nuovo che avanza come un nemico. Bisogna considerarlo e prenderne il meglio".
Che Rai ha trovato?
"Sono tornato per un fatto romantico, e pensavo di trovare un ambiente che era quello che avevo lasciato, dimenticandomi che sono passati 18 anni ed è cambiato tutto, anche il modello produttivo. E quindi il fatto di non incontrare delle persone che pensavo di trovare non mi ha sorpreso più di tanto. Perché le cose cambiano e purtroppo tutte finiscono. Bisogna ricominciare. È probabile che questo smottamento, che era già iniziato qualche anno fa, porterà nuovi stimoli sia a casa ma speriamo anche a quelli che andranno a sostituire chi se ne è andato".
Lei vede positivo, dunque? I cambiamenti sono sempre positivi?
"Tutto dipende dai droni dell’Iran e dalla guerra nucleare che potrebbe sospendere qualunque forma di Amadeus per lasciare spazio, ahimè, a una guerra che trovo più pericolosa e sulla quale bisogna riflettere un po’ di più".
Il suo futuro personale come lo vede?
"Sono l’unico che torna e quindi saranno tutti dietro il cespuglio pronti a sparare".