Giovedì 18 Luglio 2024
GIULIA CARLA
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L’eretico Lomborg: "Niente allarmi sul clima"

Il ricercatore danese va controcorrente e assicura: "Basta catastrofismi. Saremo tutti più ricchi". La videointervista sui nostri siti

L’eretico Lomborg: "Niente allarmi sul clima"

L’eretico Lomborg: "Niente allarmi sul clima"

De Carlo

Nuove generazioni e attivisti urlano che moriremo a causa del cambiamento climatico. I media rilanciano la notizia e la politica ne discute. Eppure, qualcuno predica calma: il problema esiste, ma non è mortale. Bjørn Lomborg, esperto ambientalista tra i più famosi e controversi secondo il Time e The Guardian, è autore di Falso allarme, Fazi Editore.

Perché il cambiamento climatico è un “Falso allarme”?

"Secondo un sondaggio dell’Ocse, il 60% delle persone nei Paesi sviluppati pensa che il

cambiamento climatico porterà alla fine dell’umanità. È assurdo e falso. Il cambiamento climatico è un problema, ma non è la fine del mondo".

L’attenzione dei media aiuta o danneggia la lotta al cambiamento climatico?

"In parte è positiva, perché si parla di un problema che esiste. Ultimamente, però, i media sono andati oltre. Il sensazionalismo non ci permette di trovare soluzioni giuste, ci fa cadere nel panico. Dobbiamo affrontare il problema in maniera razionale, trovare soluzioni che funzionino. Gli attivisti di ogni ambito vogliono enfatizzare il proprio problema: chi urla più forte sarà colui che riceverà più soldi. Non mi sembra il miglior approccio. Suggerirei a tutti di abbassare i toni. Esistono tanti problemi che vanno affrontati, ma nessuno di questi è la fine del mondo".

Chi ci guadagnerebbe nel provocare eco-ansia?

"I media e i social media, perché l’allarmismo e il catastrofismo vendono; i politici che dicono “Il mondo è in pericolo, votate per me e io vi salverò”; il settore delle Ong i cui finanziamenti derivano da chi crede in quelle tematiche. Siamo sommersi da questa narrazione e quindi è normale che la gente pensi che il mondo stia per finire".

E l’Accordo di Parigi?

"Promesse inverosimili".

Basa i suoi dati sul Pil, metro poco aderente alla realtà.

"Abbiamo una scarsità di dati, non possiamo misurare tutto. Il Pil, con tutti i suoi limiti, rimane un metro di misura altamente correlato con maggiori aspettative di vita, migliori opportunità educative, minori chance di cadere in povertà... È vero, il Pil non è una misura perfetta, ma, forse, la migliore che abbiamo".

Dare per scontato che saremo più ricchi e che potremo adattarci al cambiamento climatico non è un azzardo?

"“Saremo più ricchi tra cento anni?” Le stime dell’Onu dicono di sì. “Quanto più ricchi saremo?” L’Onu stima che tra un secolo tutti i cittadini al mondo saranno in media più ricchi del 40%. Non dico che potremo adattarci a tutti gli aspetti del cambiamento climatico, ma potremo adattarci a molti di questi aspetti".

Carbon tax, Innovazione, Adattamento, Geoingegneria, Prosperità: le sue cinque soluzioni.

"Bisogna superare l’ansia da fine del mondo e iniziare a pensare alle soluzioni a breve, medio e lungo termine. La Carbon Tax, tassa sul carbonio, è una soluzione valida, efficace, ma limitata e impopolare; l’Innovazione deve creare soluzioni che rendano le energie verdi economicamente più sostenibili dei combustibili fossili e non stiamo investendo abbastanza; per quanto riguarda l’Adattamento lo faremo, volenti o nolenti; la Geoingegneria non è una soluzione immediata, ma da tenere come piano B nel caso si verifichino scenari più catastrofici, rari ma possibili; la povertà espone maggiormente le persone ai cambiamenti climatici, quindi la Prosperità è la migliore soluzione. È importante rendere le persone più ricche".

Se pensa al futuro delle nuove generazioni crede di lasciar loro un mondo migliore?

"Assolutamente sì, non ho nessun dubbio. I problemi ci sono, ma vanno affrontati in maniera intelligente ed economicamente sostenibile. Siamo su una buona traiettoria, ma possiamo fare molto meglio".