Giovedì 21 Novembre 2024
REDAZIONE MAGAZINE

I leoni della Namibia hanno imparato a mangiare foche

È stato documentato un significativo cambiamento nelle abitudini alimentari di questi felini, che ora si rivolgono all'oceano in cerca di cibo

Una leonessa

Una leonessa

Se non trovi più cibo dove lo cacciavi da secoli, non resta che cambiare abitudini alimentari. Secondo uno studio recentemente pubblicato sul Namibian Journal of Environment, i leoni della Namibia hanno iniziato a nutrirsi di foche e uccelli marini per rimediare alla scarsità di prede nella loro abituale zona di caccia. I LEONI DELLA NAMIBIA MANGIANO FOCHE Stiamo parlando dei leoni che abitano la Skeleton Coast, la lunga distesa desertica che corre lungo costa atlantica della Namibia: uno dei luoghi più aridi dell'Africa sub- sahariana. Proprio le condizioni climatiche del loro habitat, che sono peggiorate nel corso del tempo, hanno condotto a un cambiamento: quando infatti hanno iniziato a scarseggiare le loro tradizionali prede, cioè struzzi e orici, i leoni si sono rivolti alle vicine acque dell'oceano, che sono invece ricche di vita. Hanno imparato a cacciare e a nutrirsi di cormorani e fenicotteri, ma principalmente di foche, che si muovono lentamente quando si trovano sulla spiaggia. In questo modo sono diventati gli unici della loro specie per i quali è documentata una dieta marina. C'È UN PRECEDENTE IMPORTANTE Secondo Flip Stander, primo firmatario della ricerca, in precedenza era stato avvistato un leone maschio adulto mentre si cibava di una balena pilota spiaggiata: era il 1985, ma la successiva estinzione a livello locale dei leoni, uccisi dagli allevatori di bestiame, ha reso impossibile verificare se si trattava di un'eccezione oppure di un comportamento acquisito. Nel 1997 un branco è tornato ad abitare e ripopolare la Skeleton Coast e questo ha successivamente consentito ai ricercatori di riprendere in considerazione il cambiamento di dieta. Il primo avvistamento di un gruppo di leonesse che cacciava una foca è avvenuto nel 2006, poi sono stati documentati altri casi simili e ora i dati raccolti confermano che effettivamente c'è stata una modifica dell'alimentazione. Non è escluso, dice Flip Stander, che possa comprendere anche molluschi, granchi e tartarughe di mare, per quanto resti un'ipotesi ancora da verificare. Leggi anche: - Paguro fifone ma superdotato, la selezione della specie - I fiori producono più nettare quando sentono api vicine - Lotta contro il tempo per salvare i cuccioli di ghepardo