"In questi sette anni Rat-Man è cambiato? Sarà un po’ invecchiato, come il suo autore, ma il piccoletto è sempre lì, in fondo Rat-Man siamo noi". Leo Ortolani, creatore del simpaticissimo personaggio comico, goffo e improbabile super eroe che torna dopo sette anni con Trentennial Park, presentato a Lucca Comics & Games in occasione dei trent’anni di Panini Comics. In questa nuova avventura i lettori scopriranno che Rat-Man si è ritirato a vivere in montagna con le sue capre: i fumetti, i lettori e gli autori non esistono più e sono lontani i tempi della serie che lo vedeva protagonista… O almeno così lui crede.
Ortolani, come mai questa pausa di sette anni?
"In realtà in questi anni Rat-Man non è sparito del tutto, è tornato in altre vesti come nei tre volumi fatti con l’Agenzia spaziale e poi nelle miniserie. Volevo interrompere la serie perché il discorso sui super eroi era finito e io non ho mai voluto portarla avanti al’infinito".
C’era anche la voglia di fare altro?
"Sì, e infatti ho fatto altre cose, spaziando su argomenti diversi: con Cinzia ho parlato di transessualità, poi ho affrontato i dinosauri e lo spazio. È un mestiere in cui bisogna divertirsi, essere curiosi e affrontare sfide nuove".
Prossime sfide?
"Per Panini farò una parodia nuova del Signore degli Anelli con Rat-Man in versione hobbit. Ma c’è una sfida molto impegnativa alla quale sto lavorando".
Quale?
"Per Feltrinelli Comics racconterò una storia legata alla battaglia dell’Ortigara, una battaglia della Grande guerra molto sanguinosa. E lì sarà difficile essere divertente. È stato un episodio atroce, ancora sentitissimo sull’altopiano di Asiago e nelle valli dove si è combattuto. Insomma, materiale che scotta".
Userà il suo tratto umoristico, oppure lo cambierà?
"Userò i miei personaggi, certo".
Come farà a raccontare una tragedia simile con personaggi abituati a far ridere?
"In realtà non sarà del tutto una tragedia".
In che senso?
"È una sfida sul tipo di quella di Benigni in La vita è bella, dove è riuscito a parlare di una cosa atroce in maniera leggera".
Come è nata l’idea di confrontarsi con un tema così impegnativo?
"Dalla mia conoscenza con Andrea Pennacchi. Mi ha regalato il suo libro La guerra dei Bepi e un racconto è proprio sulla battaglia dell’Ortigara. Lui mi chiese di farci un fumetto e allora ho cominciato a studiare come un pazzo come quando mi sono occupato dello spazio".
Come si è documentato?
"Leggendo i libri di Lussu, Rigoni Stern, guardando i film sull’argomento. Cercherò di essere rispettoso e delicato".
Il suo pubblico la riconoscerà?
"Non lo so, pazienza. Quando ho fatto Cinzia in tanti si aspettavano la Cinzia dei fumetti di Rat-Man, con doppi sensi e battute di un certo cinema italiano. Invece ho raccontato la storia di questa donna nata in un corpo di uomo, dei problemi che queste persone affrontano, anche la difficoltà a trovare lavoro. Alla fine temevo di aver sbagliato libro. Invece è stato accolto benissimo".