Venerdì 5 Luglio 2024
ROBERTO GIARDINA
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Le donne dei nazisti, belle e crudeli. L'altra metà del Terzo Reich

Le donne dei gerarchi nazisti: a volte vittime dei compagni, spesso altrettanto spietate. Per la Germania sono le "mogli dei mostri"

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"Lei sapeva dei campi di sterminio?" chiesi a Albert Speer, l’architetto del diavolo, il ministro di Hitler, l’unico che al processo di Norimberga si dichiarò colpevole, e sfuggì alla pena di morte. Frau Margarete, sua moglie, mi offrì una fetta di crostata, fatta con le sue mani, di prugne credo di ricordare, e una tazza di caffè. Eravamo nella villa di famiglia sopra Heidelberg, uno dei luoghi più romantici della Germania. Una domanda ingenua. "No, ma se avessi voluto saperlo, l’avrei saputo", rispose il padrone di casa. Una menzogna che confessava la verità.

Era la mia prima intervista importante, troppo teso per accorgermi della tensione tra lui e lei. Speer aveva appena scontato la condanna a vent’anni, ed erano uscite le sue memorie scritte nel carcere di Spandau. Margarete lo attese fedelmente, ma non scambiava più una parola con il marito, non lo perdonava. Coetanei, nati nel 1905, si erano conosciuti a 17 anni. Si sposarono a 23, contro il volere della madre di Speer, che non giudicava la ragazza “all’altezza”. Era figlia di un artigiano. Sono sepolti nella stessa tomba.

Margarete Weber è una delle mogli dei mostri, come vengono chiamate le compagne dei criminali nazisti. Alcune furono a loro volta vittime, altre più crudeli dei loro uomini, come racconta James Wyllie in Naziste, appena pubblicato dalla Utet (22 euro). Ilse Pröhl sposò Rudolf Hess, che divenne il delfino di Hitler, e volò in Inghilterra per porre fine alla guerra. Era un folle? Condannato all’ergastolo morì nel carcere di Spandau nel 1987 a 93 anni. Lei, dopo la guerra, fu imprigionata per un anno, era una convinta nazista, ma senza colpe. È morta a 95 anni, nel 1995.

A volte i mostri appaiono come principi azzurri. Hermann Göring, alto, biondo, fu un asso della Grande Guerra, come il Barone Rosso. Dopo, divenne pilota postale in Svezia. Sorpreso da una tempesta, atterrò su un lago ghiacciato, e bussò alla porta di un castello. Lo accolse la padrona di casa, la contessa Carin Föck, fu amore a prima vista. Lei lo seguì in Germania. E vissero grazie all’aiuto del marito tradito. Carin morì nel 1931, Göring non la dimenticò, e chiamò Carinhall la villa sul lago vicino a Berlino, dove collezionava opere d’arte, prede di guerra e sottratte agli ebrei. Sposò Emmy Sonnemann, bionda attrice che piaceva anche al Führer. Göring si uccise con il cianuro a Norimberga per non finire sulla forca. Lei fu arrestata dagli americani, condannata a un anno. Emmy nelle memorie scrisse di aver sacrificato la carriera per amore.

Reinhard Heydrich era un bel giovane senza ambizione quando incontrò Lina von Osten, figlia di un aristocratico ridotto in miseria. Lei lo trasformò, lo guidò a far carriera, Reinhard divenne capo delle SS, e Hitler lo inviò a controllare la Cecoslovacchia, dove si guadagnò il soprannome di Boia di Praga. Fu ucciso dai partigiani nel ’42, lei continuò a vivere in un castello dove decine di deportati ebrei erano costretti a lavorare come schiavi. Dopo la guerra, in Cecoslovacchia fu condannata all’ergastolo in contumacia, ma la Germania non concesse l’estradizione.

Gerda Buch sposò Martin Bormann, il futuro segretario privato del Führer. In casa Martin obbediva a Gerda, fu lei ad avere l’idea del “matrimonio per necessità”, i tedeschi dovevano essere obbligati ad avere figli maschi per il Reich. Lei ne ebbe dieci. Bormann scomparve a Berlino negli ultimi giorni di guerra, o forse riuscì a fuggire in Sud America, lei morì di cancro a Merano, nel 1946 a 37 anni.

Magda Behrend, figlia illegittima di una cameriera, a 20 anni sposò l’industriale Günther Quandt, che aveva il doppio della sua età. Lo lasciò per Joseph Goebbels, che divenne il ministro della propaganda del Reich. Quando Goebbels si rinvanghì dell’attrice cecoslovacca Lída Baarová, il Führer gli ordinò di non lasciare la moglie. Magda seguì Goebbels nel bunker e si tolse la vita con il marito e i sei figli. Il 28 aprile del ’45, scrisse l’ultima lettera a Harald, il figlio avuto da Quandt: "Amato figlio, sono qui con i tuoi fratellini per porre fine alla nostra vita nazionalsocialista… L’unica possibile onorevole fine… Sii orgoglioso di tua madre". Una madre che l’aveva abbandonato per amore di un mostro.