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Laura Pausini
Bologna, 25 marzo 2018 - Ci sono mattine in cui mi sveglio, e quasi fatico a capire dove mi trovo. A volte è il fuso orario, altre volte è solamente lo smarrimento che arriva dopo molti viaggi in pochi giorni. Ho imparato, negli anni, ad essere una cittadina del mondo. Ad amare diverse lingue, culture e costumi molto distanti tra loro. Nonostante io sia sempre stata molto curiosa e interessata, mi è servito tempo per sentirmi a casa anche dall’altra parte del globo, come succederà nel prossimo tour mondiale che partirà dopo i due concerti al Circo Massimo (21 e 22 luglio). Il mio mestiere mi porta a lavorare con e per la musica. Perché farla è un privilegio vero, una fortuna che spero di apprezzare come devo ogni giorno. Ma mentre lo faccio, sono sempre consapevole che ci sono persone che mi ascoltano. Nella loro camera, in radio mentre vanno al lavoro, durante un concerto. E in questi momenti arriva lo scambio, il contatto. Anche qui in qualche modo mi sento a casa, perché so di entrare in connessione, anche a distanza, con chi spesso prova ciò che sto cantando.
Ma la mia casa, quella dove si "torna" e non solo quella dove si "va", è solo una. È una regione speciale, una di quelle che ti stupisce sempre. Un luogo che vanta eccellenze nel mondo in molti ambiti, dove la gente si dà da fare, dove si sa che per ottenere qualcosa bisogna impegnarsi, ed è fondamentale collaborare. L’Emilia-Romagna mi ha regalato un’infanzia e un’adolescenza incredibili, non avrei davvero potuto desiderare di meglio. I ricordi degli anni trascorsi a Solarolo, dove sono cresciuta, rimangono indelebili e mi accompagnano ogni giorno. Quelli di quando giocavo con mia sorella nel cortile di casa, oppure tutti i pomeriggi trascorsi al campo-scuola con le suore del paese.
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