Mercoledì 31 Luglio 2024
PIERFRANCESCO PACODA
Magazine

Laura Marzadori: "Bach, Mozart, Beethoven. La musica è spiritualità"

La violinista: "C’è una stretta connessione tra lo studio delle note e il viaggio nella fede. Il profondo contatto con lo strumento e poi con il pubblico può portare a trascendere".

Laura Marzadori: "Bach, Mozart, Beethoven. La musica è spiritualità"

Laura Marzadori, bolognese, 35 anni, primo violino di spalla della Scala

Musica e Spiritualità è un festival ospitato da piccoli spazi del Verbano, incastonati tra il Lago Maggiore e la Val Grande, una delle aree selvagge più ampie d’Italia, dove la natura si è riappropriata di quello che rimaneva degli insediamenti montanari che si svuotavano. Si tratta di una serie di appuntamenti, arrivati alla seconda edizione, dove protagonisti della musica italiana, molto diversi tra loro, si raccontano svelando la loro relazione con l’immateriale. Si è appena chiusa la sezione estiva (la rassegna avrà una appendice il 25 ottobre a Cannobio con Francesco “Fry“ Moneti, violinista dei Modena City Ramblers), con la bolognese Laura Marzadori, primo violino di spalla della Scala, ospite dell’Albagnano Healing Meditation Centre, centro buddista immerso nei boschi di Albagnano di Bee, con l’introduzione di Lama Michel Rinpoche, guida spirituale del tempio.

Signora Marzadori, che ha rapporto ha con il suo lato spirituale?

"È un percorso in movimento, iniziato già da qualche anno, e strettamente legato alla scoperta della fede cristiana, che adesso accompagna il mio sviluppo come persona e come artista. Una ricerca nata spontaneamente, la mia non è una famiglia particolarmente religiosa, che approfondisco ogni giorno. È stato naturale, vista la stretta connessione tra la spiritualità e la musica, pensiamo ai grandi autori che a questo tema hanno dedicato dei capolavori senza tempo, Bach, Mozart, Beethoven, Verdi, la di là del fatto che fossero vicini o meno alla chiesa. Arthur Rubinstein diceva che solo rarissime volte riusciva, durante un concerto, a mettersi in contatto con una entità superiore, trascendente, ma bastavano quelle pochissime, preziosissime esperienze a dare un senso completo al suo lavoro. Io faccio mio il suo pensiero. È una sensazione unica, una forma di comunicazione estrema che trascende il momento dell’esecuzione, che coinvolge il musicista e il pubblico. Ed è in quei momenti che io percepisco il significato della parola libertà, e questo giustifica tutto, i sacrifici, le incomprensioni, una vita passata a studiare".

Lei quando avverte questa sensazione di libertà?

"Spesso tutto inizia proprio nella fase dello studio, perché la simbiosi spirituale coinvolge il nostro strumento, parte dal contatto con il violino, lui è la tua voce e attraverso le nostre mani va nella direzione che tu gli vuoi dare. È un fatto di intimità profonda, che si evolve poi di fronte al pubblico. Lì avviene qualcosa di inspiegabile. È lì che io riesco a staccarmi dalla mia dimensione terrena e a mettermi in contatto con quello che c’è al di là della materia, qualcosa di sconosciuto e di intangibile. Quando questo avviene sento che il mondo spirituale mi ha accolto nella sua interezza".

Il suo approccio alla musica è cambiato durante il processo di avvicinamento alla fede?

"Sì, la fede, come dicevo prima, mi ha aiutato nel sentirmi sempre più libera di esprimermi nella maniera migliore. Ho compreso che le priorità della mia carriera non erano soddisfare delle aspettative molto alte o di reggere confronti difficili, che è quello che spesso viene chiesto a un talento giovane, ma semplicemente di dedicarmi alla musica nella sua essenza. Che significa maturare rispettando i miei tempi e non quelli imposti. E la mia fede, la mia spiritualità, sono i compagni di un viaggio che è solo all’inizio".