Martedì 25 Febbraio 2025
CHIARA DI CLEMENTE
Magazine

L’arte di Goliarda di rubare la gioia. Lo “scandalo“ di una donna libera

Arriva su Sky la serie tv di Valeria Golino tratta dal romanzo di culto di Sapienza, uscito postumo nel ’98

"Ho sempre rubato la mia parte di gioia": prendi una bambina di nome Modesta, orfana, nata in Sicilia, nella povera e desolata Chiana del Bove, il primo gennaio del 1900. Piazzala in convento, e poi in una casa di nobiloni, e poi chissà. Fanne l’eroina amorale (nb: non immorale) di un romanzo che è un inno alla libertà di una donna che si afferma attraverso i piaceri del corpo e l’ingegno dell’ intelletto. In cui il delitto è senza castigo, in cui il giudizio è assente. In cui cadono a uno a uno sotto i colpi di questa gioiosa sovversiva la chiesa e il potere, la famiglia e il patriarcato. Modesta è l’orfana protagonista del romanzo L’arte della gioia che Goliarda Sapienza finì di scrivere nel 1976 ma che in Italia venne pubblicato integralmente solo in un migliaio di copie nel 1998, quando l’autrice, nata a Catania nel 1924, era già morta da due anni.

"Scabroso", a lungo il manoscritto venne rifiutato dalle maggiori case editrici del nostro Paese. Goliarda arrivò a scrivere persino a Sandro Pertini, amico della sua famiglia, atea da generazioni, di avvocati e sindacaliste anarco socialisti, chiedendo aiuto contro la censura imperante; fu Angelo Pellegrino, compagno di Goliarda, il primo a darlo alle stampe, a sue spese, per Stampa Alternativa. Ma mentre in Italia continuava a passare inosservato, all’estero iniziava ad avere successo: individuato a Francoforte dalla “geniale scopritrice” di testi sconosciuti Waltraud Schwarze, uscì a Berlino e poi – sempre grazie a Schwarze che lo passò all’amica editrice Viviane Hamy – in Francia, dove in breve divenne un fenomeno di tale portata da rimbalzare e travolgere, finalmente, anche i lettori italiani. La prima edizione Einaudi, la stessa che è oggi in tutte le librerie, arriverà nel 2008.

"Ho sempre rubato la mia parte di gioia": Goliarda il successo del suo capolavoro non l’ha vissuto in pienezza, da viva; per quanto le fosse dovuto, il successo è stata costretta quasi a rubarlo, ostinata e travolgente come la sua Modesta, da morta, con la sua arte di scrivere, e lo continua a rubare in maniera ancor più deflagrante in quest’ultimo anno, da quando, al Festival di Cannes 2024, è stata presentata in anteprima la serie tv diretta da Valeria Golino tratta dalla prima parte dell’immenso romanzo.

Le sei puntate dell’Arte della gioia prodotte da Viola Prestieri e Sky hanno avuto un’anteprima nei cinema italiani in due tranche – nel maggio e giugno scorsi – e sono state viste da settecentomila persone; adesso, da venerdì, arrivano in esclusiva su Sky e in streaming su Now. "Trarre un film dal libro di Goliarda – ha spiegato ieri mattina a Roma Valeria Golino, alla conferenza stampa per il lancio della serie – è stato spaventoso. Inizialmente volevamo farne un film, ci abbiamo lavorato per mesi, io e la mia squadra, senza riuscirci, perché il romanzo racconta tantissime cose: la disobbedienza vitale di Modesta e la disobbedienza letteraria di Goliarda. Riuscire a trovare la quadra per un film dal senso compiuto era difficile, così è venuta l’idea di una serie. Per realizzarla ci abbiamo messo due anni: il racconto è fluviale, pieno di contraddizioni, perché non è un racconto di fatti che si susseguono, ma un racconto esistenziale. Di libertà. Libertà che passa anche dall’erotismo femminile che pure oggi appare più scandaloso di quello maschile".

"È la libertà di Modesta che fa paura – continua Valeria Bruni Tedeschi, tra le protagoniste della serie nei panni della principessa Gaia Brandiforti – e per una sorta di assurdo cortocircuito quella stessa Francia che lanciò il libro, oggi, per moralismo, rifiuta la nostra serie per la scabrosità della forma e dei contenuti". "Il compito dell’arte è disturbare – interviene lo sceneggiatore Stefano Sardo – Lavorare come accade adesso con la paura preventiva di turbare, preoccupati del giudizio, è il contrario dell’arte. Le cose imbarazzanti sono le uniche cose importanti da raccontare. L’arte della gioia dimostra che chi affronta liberamente le sue passioni, vive; chi le sopprime, soccombe".

Cosa c’è di Modesta nelle protagoniste di quest’opera filmica in cui riverbera prepotente l’esperienza d’emancipazione del romanzo? "Come Modesta sicuramente volevo scappare dal destino che mi era stato assegnato e come lei ho la ferocia dei sopravvissuti", dice Jasmine Trinca, che nella serie interpreta la Madre superiora del convento che accoglie la bambina all’indomani della morte della madre e della sorella.

"Conoscere il proprio corpo come strumento di piacere: io penso di essere figlia di consapevolezze raggiunte e consolidate oggi. Probabilmente il tipo di educazione alla libertà e alla conoscenza del proprio corpo che ho avuto non mi ha dato accesso al giudizio nei confronti di questo personaggio e di questa sua sessualità così libera, fluida. Mi rivedo in Modesta anche nella sua necessità di essere riconosciuta, di nascondersi ma comunque riuscire a ottenere ciò che si vuole: questo spero mi accompagnerà per tutta la vita", racconta la giovanissima Tecla Insolia, ventunenne che incarna l’eroina. "Io di Modesta non ho nulla: io vivo totalmente soffocata dal senso di colpa", conclude Bruni Tedeschi.

Mentre Golino è con Goliarda, conosciuta quando lei era studentessa al Centro Sperimentale e Sapienza era una docente, che dice di vivere una "persecuzione gioiosa e reciproca". Mai nome fu più ingannevole: pensati Modesta. Sarai una donna finalmente libera.