Cara Caterina,
mi chiamo Filippo e vengo da un piccolo paesino del Sud Italia, un luogo dove il tempo sembra essersi fermato, e dove tutti conoscono tutto di tutti. Sono cresciuto qui, tra le tradizioni e una mentalità che non lascia molto spazio alla diversità. Anni fa, ho avuto la fortuna di vincere una borsa di studio per studiare in un’università di una grande città. Mi sono trasferito e quell’esperienza ha cambiato profondamente la mia vita: mi ha aperto gli occhi sul mondo, ma soprattutto su me stesso. È lì che ho capito chi sono davvero, lontano dagli sguardi vigili del mio paese. La verità è che sono gay, e da quando sono tornato a casa, non riesco a scrollarmi di dosso la paura. Paura di essere giudicato, paura di deludere i miei genitori, che mi hanno sempre amato e sostenuto, ma che non credo siano pronti a comprendere qualcosa di così distante dalla loro visione del mondo. Ho il terrore di vederli soffrire o di essere causa di un'incomprensione insuperabile. Ma c'è di più: in un paese così piccolo, il peso del giudizio non ricade solo su di me: ho paura che la mia famiglia possa essere messa sotto esame, che le persone possano parlare e puntare il dito contro di loro. Non voglio che il mio essere me stesso diventi un fardello per loro. Eppure, non posso continuare a nascondermi. Ho cercato di reprimere questa parte di me per troppo tempo, e la sensazione di non vivere pienamente la mia vita è diventata insopportabile. Secondo te è possibile essere sé stessi senza ferire chi ci ama? Come posso trovare il coraggio di dire la verità senza rischiare di perdere l’amore della mia famiglia e la pace della mia casa? Sento che non posso continuare così, ma ogni volta che immagino di fare coming out, mi blocco dalla paura.
Grazie per il tuo tempo,
Filippo
Caro Filippo,
Ti ferisce un figlio che fa del male ad un altro, che non lavora onestamente, che per fare i propri interessi colpisce moralmente qualcuno o addirittura fisicamente solo perché intralcia il suo cammino. Ti ferisce un figlio che preferisce una vita non sana rischiando di perderla per sempre. Ti ferisce e ti genera dolore un figlio che dimentica che solo un genitore ti ama incondizionatamente. Noi genitori siamo qui per i figli, sempre, e vorremmo solo vedervi vivere in pace con voi stessi.
Filippo, lascia che ti dica che non stai facendo del male a nessuno amando un altro ragazzo. Anzi, il dolore nasce dal reprimere chi si è veramente, dal non accogliere la propria natura. Amare è un atto puro, non importa a chi sia rivolto, e accettarti è il primo passo verso la libertà. Non c’è vergogna ad essere sé stessi, ma solo tanta forza e coraggio. Sii orgoglioso di te, della tua mente e delle tue radici. Lascia che accanto a te rimangano solo coloro che ti accettano senza riserve, e non dare peso a chi ti giudica per chi ami. Alla fine, chi giudica l’amore altrui dimostra solo la propria povertà d’animo e mancanza di rispetto.
Trova la tua strada, caro Filippo, ma fallo abbracciando la tua essenza, e ricorda: l’amore dei tuoi genitori sarà sempre qui, pronto a sostenerti e a proteggerti, qualunque cosa accada e a loro non potrà importare più il giudizio dei loro compaesani rispetto alla felicità del proprio figlio.
Con tutto il mio affetto,
Caterina