Cara Caterina,
innanzitutto complimenti per la tua splendida trasmissione e per questa interessante rubrica che leggo ogni sabato. Mi chiamo Antonio, ho 43 anni e, a causa di una malattia che ho dalla nascita che mi ha reso invalido, non ho potuto sposarmi, avere figli e mettere su famiglia. Questa cosa, ora che ho un’età oltre i quaranta, sinceramente inizia un po’ a pesarmi. Vedendo i miei amici con le loro mogli e i loro figli, non nascondo che, ogni volta che li incontro, mi sale un po’ di tristezza, perché anche io avrei voluto crearmi una famiglia e avere figli, ma il destino, purtroppo, con me non è stato clemente. Da 43 anni, non essendo completamente autonomo, pur avendo un lavoro sicuro, e di questi tempi non è sicuramente poco, dipendo dai miei genitori, non avendo potuto prendere la patente, e quando li vedo invecchiare giorno dopo giorno (sono tutti e due oltre i settanta anni), mi faccio tante domande sul mio futuro. Ho comunque una sorella che abita a pochi passi da me e che mi vuole un mondo di bene, ma lei ha la sua famiglia, con un marito e due splendidi bambini, che in un certo senso sento anche miei (e che qualche volta, anzi spesso, vizio...), ma non voglio assolutamente essere un peso per loro quando i miei genitori non ci saranno più. Mi potresti dare qualche consiglio per rendere la mia vita migliore, nonostante le mie difficoltà? Grazie mille e un grande saluto.
Antonio
Caro Antonio,
le tue parole mi ricordano una domanda che mi pongo spesso quando incontro storie simili alla tua, osservando genitori amabili, generosi e sempre pronti a sostenere i propri figli, anche quando la vita ha riservato loro sfide particolari. “E dopo di noi, cosa succederà?” è il pensiero che affiora in questi genitori. Ma è una domanda che, inevitabilmente, arriva anche ai figli stessi, proprio come sta accadendo a te in questo momento della tua vita.
Superati i 40 anni, è naturale fare un bilancio, e leggendo la tua lettera, percepisco che hai molte cose belle di cui essere grato: una sorella affettuosa, nipoti che ti vogliono bene, genitori che ti amano profondamente e un lavoro che ti soddisfa. Non sono cose scontate. Ci sono persone che non hanno una famiglia unita e che spesso faticano a costruirsene una. È normale sentirsi in difficoltà di fronte a un limite personale o a una sfida che ci accompagna da sempre, ma non dovresti mai sentirti in colpa per ciò che hai o per ciò che ti manca. Hai mai pensato a coltivare hobby che ti appassionino? Leggere, guardare belle serie TV – magari con i tuoi nipoti – o viaggiare, anche solo per piccoli spostamenti, potrebbero aiutarti a dare nuova energia alla tua vita. E chissà, magari queste esperienze potrebbero portarti a conoscere qualcuno di speciale. Non so quale sia il limite a cui accenni nella tua lettera, ma il fatto che tu non lo abbia esplicitato mi fa pensare che lo vivi ancora come un ostacolo. Forse il primo passo verso un futuro più sereno potrebbe essere proprio imparare ad accettarlo, a viverlo senza vergogna e a mostrarti per quello che sei, con autenticità e fiducia. Nessuno di noi è perfetto, Antonio. Ognuno porta con sé una mancanza o una sfida, e tutti, in un modo o nell’altro, lottano per trovare un equilibrio o per raggiungere qualcosa di più. Se posso darti un consiglio, perché non provi a iscriverti a un’app di incontri? Scrivi di te con sincerità e profondità, senza paura di mostrare anche le tue fragilità. Potresti scoprire che là fuori c’è qualcuno che non vede l’ora di condividere con te un pezzetto di vita.
Un abbraccio..
Caterina Balivo