Venerdì 4 Ottobre 2024
Claudio Ferri
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LAMBRUSCO IL ROSSO CHE VINCE SEMPRE

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L’export del vino italiano va bene, lo conferma l’Osservatorio Qualivita Wine su dati Istat e il Lambrusco, specialmente negli Stati Uniti, è tra le bottiglie che contribuiscono a formare l’incremento di valore. Lo dimostra anche la lunga scia di premi che i produttori stanno raccogliendo ovunque, in Italia e all’estero. Il rosso frizzante tipico di Modena e Reggio Emilia, come per altre eccellenze italiane, è però soggetto a frequenti imitazioni. Un fenomeno che tiene costantemente impegnato il Consorzio. "In Russia si trova il ‘Lambrusko’, con la kappa, e in Brasile circola il ‘Lambruscon’ – spiega Claudio Biondi presidente del Consorzio tutela dei lambruschi modenesi ed anche del Consorzio marchio storico – e il nostro ente è impegnato a tutelate la denominazione perché ci vengono segnalate imitazioni o frodi. L’ufficio legale ci comunica le anomalie nel mondo, ma se in Europa siamo tutelati, oltre questi confini il nostro compito è quello di trasmettere all’organismo nazionale competente che a sua volta lo indica all’ufficio preposto in cui viene fatta la frode. In molti casi – precisa Biondi – riusciamo a bloccare le frodi con una diffida, ma i percorsi legali sono costosi e lunghi. Quindi cerchiamo di evitarli. Il nostro obiettivo è tutelare il marchio, anche se molti Paesi non accettano la registrazione del marchio, come ad esempio la Russia, nonostante il consumo registri crescite importanti".

La superficie viticola investita a Lambrusco è di oltre 9800 ettari (6297 solo nel Modenese) e la produzione annuale di uve ammonta ad oltre 2 milioni di quintali che generano quasi 169 milioni di bottiglie, di cui 126 di ‘Emilia Igt’ e 42 milioni di Lambrusco Doc, (41 milioni Modena Doc e 1,3 Reggiano Doc). Sorbara, Grasparossa e Salamino (il vitigno di lambrusco più coltivato nelle due province) sono rossi frizzanti a Denominazione di origine controllata. Poi ci sono piccole superfici di varietà poco conosciute, ma censite, come il lambrusco Marani, il Maestri, il Montericco ed anche il Viadanese e l’Oliva. "Regge il mercato domestico e vanno bene i flussi verso Germania ed Australia – prosegue Biondi – Paesi, come peraltro Usa e Canada, in cui realizziamo manifestazioni ed eventi per affermare il brand Lambrusco. Proprio quest’anno ricorre mezzo secolo dal riconoscimento delle Doc modenesi giunto nel 1970. Adesso è tutto sospeso". Infine il Consorzio sottolinea l’impegno per incentivare la sostenibilità nella produzione di uve. "Anche per il 2020 i consorziati ricorreranno al lancio di insetti antagonisti per contrastare la cocciniglia – precisa Biondi – per ridurre la chimica in vigneto".