Sabato 6 Luglio 2024

L’accoglienza gentile: "La nostra spiaggia abbatte il pregiudizio"

Stefano Mazzotti, titolare de La Community 7 a Rimini, promuove accoglienza e uguaglianza, offrendo opportunità lavorative a persone autistiche e con deficit cognitivi.

L’accoglienza gentile: "La nostra spiaggia abbatte il pregiudizio"

L’accoglienza gentile: "La nostra spiaggia abbatte il pregiudizio"

Stefano Mazzotti, titolare dello stabilimento balneare La Community 7 di Rimini, ha scelto di saldare i valori di accoglienza, uguaglianza e lotta ai pregiudizi all’interno della realtà che ha tirato su, rendendola un unicum nel panorama imprenditoriale italiano, soprattutto nel settore.

Quali sono i valori che caratterizzano La Community 7?

"Ho rilevato lo stabilimento balneare nel 1994, questo è il trentesimo anno di attività. Siamo sempre stati uno stabilimento balneare che ha lavorato in maniera estremamente tradizionale, ma dal 2010 abbiamo creato, assieme ad un’associazione del territorio, un progetto che si chiamava Rimini Autism friendly beach, che prevedeva la possibilità di fare formazione dei titolari degli stabilimenti per formarli all’accoglienza consapevole di persone autistiche. Dal 2016, inoltre, abbiamo cominciato ad accogliere non soltanto come clienti ma anche come lavoratori – grazie a tirocini offerti da Regione e varie associazioni – persone autistiche o con deficit cognitivi, ponendoli nelle condizioni di poter svolgere delle mansioni nel contesto di un ambiente estremamente relazionale. Un progetto volto a far acquisire loro un’indipendenza lavorativa. Non più un inserimento lavorativo fine a sé stesso, ma una vera e propria acquisizione di competenze".

In questi ultimi anni come si è evoluto il progetto?

"Nel 2020 della pandemia ci siamo ritrovati in un contesto nel quale la situazione sociale è deflagrata. In una situazione surreale, parlando con mia moglie, ci siamo detti: ‘Quando riapriremo, dovremo dare una sterzata. Dobbiamo contribuire ad abbattere discriminazione e pregiudizi’. È stato un lampo comprendere il punto di vista di chi viene discriminato, soprattutto in virtù delle limitazioni che l’Italia stava subendo nelle prime fasi della pandemia. Lì mi sono reso conto che la discriminazione, a tutti i livelli, sia per quello che riguarda sesso, genere, orientamento sessuale, è davvero difficile da portarsi addosso, e che deve essere combattuta sotto ogni aspetto. Da lì l’idea di voler dare un segnale di apertura, con quale far comprendere che nel nostro stabilimento balneare discriminazione e pregiudizio non sono ammessi".

E quali sono stati i primi provvedimenti che avete preso per portare avanti questa volontà?

"Abbiamo deciso, in primis, di verniciare la passerella del nostro stabilimento balneare, con i colori della bandiera Lgbtq+. Mentre gli altri gestori ci guardavano straniti, io e tre dipendenti abbiamo lavorato per una settimana per completare il progetto. Il nostro segnale era quello di testimoniare la nostra vicinanza a una delle comunità più frequentemente vittima del pregiudizio. Stava diventando il nostro modo per dire ’Noi vogliamo essere liberi e aperti veramente con tutti, non vogliamo assolutamente essere discriminatori nei confronti di nessuno’. Negli ultimi cinque anni, inoltre, abbiamo favorito gli inserimenti lavorativi di persone autistiche o di persone con deficit cognitivo all’interno dello stabilimento balneare tramite regolari contratti di lavoro, nel tentativo di trasformare quello che era un semplice bagno in un luogo libero, dove le persone potessero sentirsi a loro agio. Quella era la nostra idea, il nostro sogno. Essendo la nostra un’azienda profit, l’obiettivo è anche quello di dimostrare che seguendo un business etico si può lavorare meglio. Quindi, non spaventatevi se scegliete di adottare politiche di abbattimento dei pregiudizi".

Qual è stata la scintilla che ha dato il via alla collaborazione con l’associazione Rimini Autismo?

"Rimini Autismo è un’associazione che già nel 2010 inseriva ragazzi nelle attività per fargli fare esperienze di lavoro ma in Italia, purtroppo la manodopera gratuita si è affermata come una brutta abitudine. Inoltre, avevo notato che, modificando alcune modalità lavorative, i ragazzi si sarebbero potuti perfettamente integrare nell’azienda. Da lì la decisione di assumerli continuativamente, evitando di lavorare con loro unicamente in occasione dei tirocini o delle stagioni balneari".

Marco Pili