Giovedì 26 Dicembre 2024
ANDREA SPINELLI
Magazine

La Rhapsody di Mercury era “Mongolian“

Vanno all’asta documenti e cimeli del leader dei Queen. C’è anche la prima versione, con altro titolo, della celebre hit “Bohemian“ .

di Andrea Spinelli

Logan Place, 1. A Kensington il “mistero” di Freddie Mercury rimane celato agli occhi dei curiosi dal robusto muro di cinta della Garden Lodge Mansion, amatissima villa in cui l’eroe di Innuendo ha vissuto buona parte della vita ed è scomparso in un’uggiosa giornata di novembre del 1991. Cremato nel cimitero di Kansal Green, Freddie rimane nella memoria del mondo per i suoi testi e le sue canzoni, non per una lapide e una tomba visto che, su precisa disposizione testamentaria, le ceneri furono affidate all’ex fidanzata (e poi amica) Mary Austin, a tutt’oggi unica depositaria del suo ultimo indirizzo. Non è dato di sapere se il legato prevedesse anche quella che sembra una palese violazione della rigida cortina di riservatezza eretta dal cantante attorno alla sua memoria come la vendita sui banchi di Sotheby’s di circa 1.500 “reliquie” dell’epopea Queen custodite a Garden Lodge.

Da questo fine settimana, infatti, la casa d’aste inglese espone nella sua sede di New York una raccolta di bozze di lavoro scritte a mano dal cantante per la registrazione degli immortali successi dei Queen ed altro materiale che batterà all’incanto a settembre, dopo averlo mandato in tour a Los Angeles, a Hong Kong, e averne fatto oggetto di una “exibition” londinese intitolata Freddie Mercury: A world of his own in programma dal 4 agosto al 5 settembre, giorno in cui Freddie avrebbe festeggiato il 77° compleanno. Tutto dovrebbe essere venduto con un ciclo di sei aste calendarizzate tra il 6 e l’8 settembre. Il piatto forte sono le pagine autografe relative alla realizzazione di megahit come Don’t stop me now, Somebody to love, We are the champions o quella Bohemian Rhapsody che dopo quasi mezzo secolo rappresenta ancora la cifra distintiva della band. Proprio dalle bozze in vendita si scopre che Bohemian Rhapsody si intitolava originariamente Mongolian Rhapsody e che fu lo stesso Freddie, all’anagrafe Farrokh Bulsara, a cambiarne la destinazione geografica. Il testo autografo del brano è stimato dagli analisti inglesi tra le 800mila e un milione e 200mila sterline e questo basta da solo, forse, a far intendere perché, dopo trentadue anni, Miss Austin abbia deciso di privarsene.

"Per portata, qualità e provenienza eccezionale, l’insieme dei testi offre uno sguardo senza precedenti nella mente creativa di uno dei più influenti autori di canzoni del XX secolo" sottolinea Sotheby’s in un comunicato. Tra gli altri oggetti del catalogo ci sono la corona e il mantello indossati da Mercury sulle note di God save the Queen nel finale del suo ultimo tour, quello del 1986, un piccolo pettine per baffi in argento di Tiffany, gli occhiali rosa a forma di stella, la militaresca giacca da cerimonia indossata per il variopinto Drag Ball del 39° compleanno a Monaco di Baviera. Molto appetita pure l’ultima opera d’arte acquistata da Freddie, un ritratto del pittore francese Jacques Tissot stimato tra 400 e 600mila sterline.

"Per molti anni ho avuto la gioia e il privilegio di vivere circondata da tutte le cose meravigliose che Freddie ricercava e amava, ma gli anni sono passati e per me è arrivato il momento di prendere la difficile decisione di chiudere questo capitolo molto speciale della mia vita" dichiara Mary Austin, dopo aver scartato evidentemente l’idea di rinchiudere tutto in un museo. "Per me era importante farlo in un modo che ritenevo sarebbe piaciuto a Freddie, e non c’era nulla che lui amasse di più di un’asta. Freddie era un collezionista incredibile e intelligente; spero che questa sia un’opportunità per far sì che il mondo capisca di più e celebri il suo spirito unico e bellissimo". Unico e bellissimo come le canzoni dei Queen, per i cui diritti sarebbe in corso una trattativa da 1,1 miliardi di dollari che coinvolgerebbe da un lato Brian May, Roger Taylor, John Deacon e gli eredi di Mercury e dall’altro il colosso Universal oltre ad alcuni titolatissimi fondi d’investimento. Da notare che la cifra è praticamente doppia rispetto a quelle, già astronomiche di loro, incassate da Springsteen o da Dylan per la cessione dei loro cataloghi.