Roma, 7 gennaio 2024 - Affacciati su un 2024 sempre più connesso, Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina de La Rappresentante di Lista riflettono su come social media e piattaforme possano contribuire a formare una coscienza nuova, soprattutto nei più giovani. "Il web nasce dall’esigenza di unire il mondo, di creare una grande piazza in cui raccontare e raccontarsi" dice la cantante viareggina, nata a Pisa 36 anni fa. "Usando parole, immagini e video, i social contribuiscono a formare una carta d’identità digitale in cui provare a definirsi per quel che si è. Ma anche creare comunità o raccontare dall’interno eventi, momenti, situazioni. Basta pensare ai contenuti dei profili di chi si trova in zone di guerra o di catastrofi ambientali". E il sodale palermitano aggiunge: "Una decina di anni fa partì il movimento delle buone pratiche. Ecco, quando funziona bene, il social network può diventare il mezzo idoneo per divulgarle".
Un utilizzo civico, quindi.
Lucchesi: "L’importante è che le cose ci traversino, che non ci lascino indifferenti, ma creino dei flussi, dei movimenti di condivisione, di ribellione, di critica. A farmi paura è l’isolamento, l’accontentarsi delle quattro informazioni che reperiamo random qua e anestetizzandoci davanti ad una realtà molto più multiforme e variegata".
Le potenzialità del mezzo sono enormi.
Mangiaracina: "Prima i social servivano a mantenere i contatti con gli ex compagni di scuola o gli amici delle vacanze, poi sono diventati molto meno social accusando una divisione netta fra i creatori di contenuti e fruitori passivi. Spesso chi immette contenuti cerca empatia e condivisione sulla sua visione delle cose e sulle questioni che gli stanno a cuore. Tutti gli altri assistono. Vedo, ad esempio, che il 90% di quelli che ci seguono sul sito de La Rappresentante di Lista ha profili chiusi ed è lì solo per guardare".
Che ruolo potrebbe avere il web nel futuro?
Lucchesi: "Oggi l’informazione arriva a bussarti alla porta sotto tante forme. Molti si aggirano nel web alla ricerca di contenuti ‘leggeri’ e questo ribadisce il bisogno diffuso di sfuggire al clima conflittuale che si respira in giro. Soprattutto in politica. Quindi, facendo mia un’idea dell’ex leader dei Talking Heads David Byrne, penso ad un sito internet in cui raccogliere solo belle notizie, piene d’ottimismo e di fiducia nel futuro, con l’ambizione di dare l’impulso ad un pensiero positivo capace di spandersi fino ad influenzare la quotidianità di tutti".
Mangiaracina: "Occorre un’etica della informazione, in cui la notizia sappia riempire l’animo e arricchirlo, non svuotarlo. Non opprimere l’anima, ma elevarla. Oggi il sospetto che certi ragionamenti, certe posizioni, certe ridondanti narrazioni della realtà, trovino posto sui social solo perché ‘acchiappa-like’ è forte".
Nello spot della Banca Etica dicevate ‘ho visto la fine del mondo. E finalmente è arrivata’. Quali ‘apocalissi’ vi augurate?
Mangiaracina: "Quelle capaci di portarsi via abusi, prevaricazioni, guerre, ed altre conflittualità vecchie come l’uomo. Impossibile che accada per davvero, ma non è detto che in mezzo a tanta disarmonia non possono affiorare delle isole. Farle emergere ed espanderle dipende da noi, dalla voglia che abbiamo di cambiare le cose, dalla felicità che ci portiamo dietro. Perché la felicità è una delle poche ricchezze davvero condivisibili".
Lucchesi: Proprio in questo momento sto leggendo ‘Storia della notte’ di Jorge Luis Borges. E un passaggio dice: ‘lungo il corso delle generazioni / gli uomini eressero la notte’. Ecco, vorrei aprire gli occhi sotto la luna che rischiara la notte buia in cui ci troviamo immersi".
Perché sotto la luna?
Lucchesi: "Perché cerco di vivere con presenza. E la notte sa rivelarci per quel che siamo più del giorno. Aprire gli occhi nelle tenebre consente di vederci pure nelle sgradevolezze, lasciando capire cosa che ci sta portando fuori strada".
È vero come dice Lavinia, protagonista del vostro romanzo «Maimamma», che «niente è più semplice a trent’anni»?
Lucchesi: Il fuoco della giovinezza arde forte poi diventa una fiamma diversa, figlia del sapere e dell’esperienza. Rimaniamo fiamme che bruciano vita, ma poi faticano a trasferire agli altri la propria conoscenza. Prima ti tieni tutto dentro, poi senti il bisogno di dare agli altri quel che sai".
Mangiaracina: "A 38 anni penso che la nostra sia la generazione di mezzo, chiamata a fare un po’ da collante tra il mondo ipertecnologico, iper-individualista, social, di oggi e quello di ieri. Ecco perché dobbiamo provare a parlare di utopie e cercare non luoghi. Il cambiamento è in corso e noi ci stiamo dentro".
Secondo voi, allora, qual è l’utopia più impellente?
Lucchesi: "Pensarsi assieme. Cercare sempre l’altro, nonostante tutto. Credo, infatti, che la grande minaccia di questi nostri tempi, forse anche per paura, sia la solitudine. Temiamo il confronto, di esporci, di cambiare idea, di ritrovarci destrutturati".
Mangiaracina: "Ne ‘La nazione delle piante’ Stefano Mancuso parla di quanto il mondo vegetale sia connesso e di quanto i singoli organismi diventino parte quasi di una rete neurale. Anche se l’idea è utopistica e un po’ alla ‘Matrix’, penso che otto miliardi di persone dovrebbero vivere e rapportarsi come i neuroni, le cellule gliali, le cellule staminali del nostro cervello".
‘Oh ma oh pa’, una canzone dell’ultimo album è rivolta ai maestri che vi hanno lasciato insegnamenti utili. Quali?
Lucchesi: "Sarà l’influsso di Borges, ma sono affascinata dell’enigma del tempo che ci plasma. Vivere ad un’altra velocità consente di essere comunque presenti, anche se con una leggerezza d’animo diversa. E un proposito per l’anno appena arrivato potrebbe essere la ricerca di un tempo nuovo, da dedicare innanzitutto alle persone care. Al di là dei vincoli di sangue - che rimangono sempre importanti - i ‘Ma’ e i ‘Pa’ di cui parliamo nel pezzo sono le persone che si prendono cura di te, che ti danno ascolto, che ti fanno sentire parte attiva di una comunità".
Mangiaracina: "Quelli che ti mettono davanti ai tuoi errori. L’ ‘arte’ di accorgerti di aver sbagliato e saper tornare sui tuoi passi, infatti, te la possono insegnare solo i maestri".
Il prossimo sarà il primo Sanremo senza La Rappresentante di Lista degli anni Duemilaventi?
Lucchesi: "Ci piacerebbe molto andare a salutare Amadeus, perché gli vogliamo bene. Al momento non c’è niente, però il manager ha detto che deve parlarci. Sentiamo di cosa".