Sabato 31 Agosto 2024
NICOLA PALMA
Magazine

La prima della Scala. Don Carlo di passioni tra Verdi e Segre. Ovazioni e qualche ‘buu’

Applausi alla senatrice, un grido dal loggione: viva l’Italia antifascista. Polemiche. Per Chailly e per i cantanti 13 minuti di ovazione, qualche “buu“ alla regia

Il 'Don Carlo' ha aperto la stagione lirica alla Scala

Il 'Don Carlo' ha aperto la stagione lirica alla Scala

La Prima della Scala debutta con tredici minuti di applausi, quasi a voler spazzare via le polemiche che ne hanno animato l’immediata vigilia. Applausi per tutti i protagonisti del Don Carlo, con ovazioni per il direttore Riccardo Chailly, per la star Anna Netrebko al sesto 7 dicembre della carriera ("Ce l’abbiamo fatta! Viva Verdi!", l’esultanza della soprano russa), per Luca Salsi e per Elina Garanča al debutto a Sant’Ambrogio; meno apprezzate le scelte di Lluís Pasqual, l’unico a prendersi qualche "buu" dai piani alti del Piermarini per una regìa giudicata troppo statica e con pochi spunti. "Uno spettacolo è un po’ come il cibo, come le torte: a qualcuno può piacere, a qualcuno no", il serafico commento dello spagnolo.

Va in archivio così una serata segnata da una tensione strisciante, evidentemente legata a quanto accaduto nelle ore precedenti. Il pensiero va alla corsa su e giù dal Palco reale che ha agitato la giornata di mercoledì, tra ipotizzati strappi al protocollo, inviti incrociati a Liliana Segre arrivati da Giuseppe Sala e Ignazio La Russa e accordo finale per chiudere il caso: la senatrice a vita sulla poltrona centrale lasciata libera dall’annunciata assenza del Capo dello Stato, con il sindaco da un lato e il presidente del Senato dall’altro. All’ingresso nel parterre de roi, la testimone della Shoah, accompagnata dalla figlia Federica, viene accolta calorosamente dai duemila spettatori in sala.

Lei ringrazia con la solita compostezza, con un pensiero a Mattarella: "Sono una habitué della Scala, andavo in loggione e pian piano sono scesa fino alla platea. Quest’anno gentilmente il sindaco e La Russa mi hanno chiesto di venire nel Palco reale. Mi manca Mattarella. Mi invitava sempre nel Palco reale durante gli intervalli. Io non ho fratelli né sorelle, ma gli voglio bene come a un fratello". Un concetto che ribadirà alla fine: "Per me è stata una serata bellissima: mi è mancato Mattarella, ma per il resto tutto perfetto". Ci ha pensato lei a sostituirlo per quattro ore nel posto più prestigioso, riuscendo con la sua presenza a far dimenticare almeno in parte le turbolenze del giorno prima.

Poi però, a una manciata di minuti dal sipario, ci pensa uno spettatore a ricordare che a qualcuno – a cominciare da Anpi e Cgil che l’hanno esplicitato in un comunicato – non è gradita la presenza del presidente del Senato. "No al fascismo", l’urlo che squarcia il silenzio che precede l’esecuzione dell’Inno di Mameli, seguito da "Viva l’Italia antifascista" urlato dal loggionista Marco Vizzardelli, poi identificato dalla Digos: "L’ho buttata sul ridere, ho detto agli agenti che avrebbero dovuto legarmi e arrestarmi se avessi detto ‘Viva l’Italia fascista‘, ma così no", spiega il giornalista sessantacinquenne. La Russa dirà di non averli sentiti e di aver voluto evitare qualsiasi tipo di polemica. E forse anche per questo, ragiona qualcuno, non scende con sindaco e ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano a salutare Chailly e maestranze.

A fine serata, La Russa tiene a precisare: "Quello che non ho capito delle polemiche cui non ho partecipato è stata l’ignoranza sul fatto che io non sono supplente del presidente. Io sono il presidente del Senato, è il presidente che scende a salutare: io c’ero anche l’anno scorso e non sono sceso a salutare nessuno, non ero il sostituto del presidente, il presidente non c’era e non c’era nessun sostituto". Alle 18 ecco finalmente il Don Carlo, diretto dal maestro Riccardo Chailly nella versione approntata da Verdi per la Scala nel 1884. Il titolo, alla nona volta in una serata inaugurale, affronta temi di strettissima attualità: il rapporto conflittuale tra padre e figlio, l’amore e lo scontro tra potere ecclesiastico e secolare. Proprio per mostrarne il dietro le quinte, Pasqual, allievo di Giorgio Strehler, sceglie una grande torre di alabastro, inquadrata in un sistema di cancellate, attorno alla quale si sviluppano tutte le scene del capolavoro verdiano.

Gli atti si susseguono, tanti storcono il naso per lo "scarso movimento in scena". Al secondo intervallo, il sovrintendente Dominique Meyer esce per la seconda sul proscenio (la prima in avvio di serata per salutare la scelta dell’Unesco di rendere il canto lirico italiano patrimonio dell’umanità) per informare il pubblico che Michele Pertusi ha accusato un problema alla gola e che nonostante questo inconveniente continuerà a esibirsi. Cantanti e direttore d’orchestra mettono comunque tutti d’accordo, mentre la regia incassa un rumoroso segnale di disapprovazione. "Una Prima della Scala molto bella e molto emozionante – commenta Sala –. Mi è piaciuta moltissimo, quasi al di sopra delle mie aspettative che erano alte". "È stata bellissima e devo dire che mi è piaciuto tutto, dalla sceneggiatura alla musica", gli fa eco il governatore Attilio Fontana. "Una serata di grande musica", chiosa La Russa.