Lunedì 15 Luglio 2024
ROBERTO BRUNELLI
Magazine

La paura fa 50 (anni): nell’abisso dello Squalo

Mezzo secolo fa usciva ‘Jaws’, il libro di Peter Benchley da cui Spielberg trasse il suo capolavoro. Allegoria della minaccia letale incontrollabile

La paura fa 50 (anni): nell’abisso dello Squalo

La paura fa 50 (anni): nell’abisso dello Squalo

Roma, 15 luglio 2024 – Sotto il sole, le onde, l’azzurro, il sapore di sale, la vita c’è l’abisso. Non è fantasia, è un fatto: lì sotto c’è una creatura praticamente immutata da oltre 250 milioni di anni, un predatore dall’occhio gelido, dalla fila di denti che pare un ghigno. Lo squalo. Non è un alieno anche se lo sembra, e incarna la più pura di tutte le paure: che qualcosa di spaventoso possa sbucare dall’oscurità quando siamo indifesi, quando siamo nudi. Non a caso una delle scene più forti di Lo squalo, capolavoro di Steven Spielberg, è quella della ragazza che di notte si tuffa in acqua leggera e felice, mentre l’amico un po’ brillo si addormenta sulla spiaggia: non ne sentirà le urla, quando la creatura venuta dagli abissi la trascina giù facendola a pezzi.

La paura nuda, appunto: questo è Lo squalo. Ebbene, quando il libro di Peter Benchley uscì nelle librerie americane – esattamente cinquant’anni fa – fu un bestseller fulminante. Il predatore marino che terrorizza Long Island, il capo della polizia locale che gli dà la caccia (sì, un poliziotto, come si fa con i serial killer), la località balneare che precipita nel panico: gli ingredienti del trionfo ci sono tutti. E non a caso s’iniziò a girare lo stesso maggio del 1974 a Martha’s Vineyard quella che sarebbe diventata, l’anno successivo, la pellicola col maggiore incasso della storia, nonché il film-spartiacque del cinema americano: in pratica, il ventottenne Spielberg dette il via in un colpo solo alla New Hollywood e all’era dei blockbuster.

All’origine di tutto ci fu questo libro, che secondo il New York Times ebbe il merito "di catturare la paura di una generazione": ispirata dagli attacchi di squalo verificatisi nel 1916 sul Jersey Shore, l’intuizione valse a Benchley 44 settimane nella top ten letteraria e oltre 20 milioni di copie vendute. Ma al giornale preme sottolineare che Jaws (mascelle, questo il titolo originale) "abbia cavalcato diverse onde culturali della metà degli anni Settanta: era anche un romanzo che parlava di un matrimonio logoro, di una città dalle finanze incerte e di un governo locale corrotto, pubblicato in un periodo di disoccupazione di massa e di scandalo presidenziale". In pratica, "in un’epoca di cambiamenti e incertezze, Jaws fungeva da allegoria per qualsiasi cosa spaventasse o facesse arrabbiare il lettore". Capita così, alle opere-specchio: Fidel Castro, per esempio, definì il libro una "splendida lezione marxista".

Tutto vero, tutto falso al tempo stesso. Perché la forza ancestrale del libro e del film è proprio la “paura nuda”: Lo squalo è l’allegoria per eccellenza di una minaccia letale incontrollabile, è la perfetta rappresentazione del male quando accade “a prescindere” (che poi è un tema ricorrente del cinema spielberghiano, dagli alieni della Guerra dei mondi ai nazisti di Schindler’s List). Non a caso, fu il film che rivelò il talento di Spielberg al mondo: il regista (che allora aveva alle spalle due soli titoli, Duel e Sugarland Express) decise, in molte scene, di limitarsi a “suggerire” la presenza del killer marino con il sostegno delle note minacciose di John Williams: si sa, l’evocazione del male ha una forza terrorizzante che più s’attaglia alle profondità dell’anima. Ma è anche con un’altra intuizione che Spielberg riesce ad accendere il respiro del capolavoro: il suo Squalo è la reincarnazione di Moby Dick, il suo cacciatore di squali Quint è Achab redivivo, la loro è la medesima ossessione, il gigante bianco che assale la barca è il ritratto a colori dell’implacabile balena di Melville.

Dal fatidico 1974 a oggi abbiamo trovato squali preistorici venuti da mondi subacquei ancora sconosciuti (Shark), li abbiamo visti affiorare nella Senna (Under Paris, 2024), addirittura si sono abbattuti su di noi in forma di tornado (la saga di Sharknado). Ma è Quint-Achab a dare la chiave vera della paura nuda: "Qualche volta lo squalo se ne va, qualche volta no. Qualche volta quello squalo guarda diritto dentro di te. Diritto nei tuoi occhi".