Modena, 10 ottobre 2024 – Gli occhi azzurri brillano sotto il berretto nero: "Finalmente ho capito quello che faccio da cinquant’anni: scrivo liriche, lyrics, come dicono gli inglesi", sorride Vasco Rossi, con la sua consueta sincerità. "Nelle canzoni le note si uniscono alle parole, la musica abbraccia la letteratura, ma è riduttivo chiamare semplicemente ‘testi’ le parole delle canzoni. Liriche mi sembra perfetto. Mi piace".
E di queste liriche – per frammenti, per dettagli, come per piccoli sorsi – è intessuto Vivere / Living, il libro d’arte che Emilio Mazzoli, celebre gallerista modenese, ‘padre nobile’ della Transavanguardia e scopritore di Basquiat in Italia, ha voluto pubblicare in omaggio a Vasco e alla sua poesia, "come una carezza – dice – perché le sue canzoni mi hanno sempre colpito, fin da quando arrivò ultimo a Sanremo". Il volume – soltanto 500 copie numerate e proventi interamente destinati al Gruppo Abele di don Ciotti – alterna i versi dei successi di Vasco, da Un senso a Sally e Albachiara, a suoi appunti, pensieri e sfoghi liberi di una carriera lunga cinquant’anni, "come un autoritratto che diventa ritratto per noi", sottolinea il poeta Nanni Cagnone che ha curato una delle due prefazioni.
Per la prima volta i testi di Vasco sono stati tradotti in inglese, "anzi in americano", dal californiano Paul Vangelisti, uno dei poeti della beat generation, e diverse canzoni hanno ispirato quattro artisti, Carlo Benvenuto, Marcello Jori, Rosanna Mezzanotte e Gianluca Simoni, fotografo ufficiale del Blasco, chiamati a tradurre in immagini proprio quelle liriche
"Ho fatto un patto sai con le mie emozioni. Le lascio vivere. E loro non mi fanno fuori", confessa Vasco in queste ‘carte’ ritrovate a cui ieri pomeriggio, durante la presentazione al teatro Storchi di Modena, ha dato voce e anima la celebre poetessa Mariangela Gualtieri. "Io non sono un esempio. Non voglio essere un esempio. Non ho mai pensato di essere un esempio. Non faccio il mestiere dell’esempio", scrive ancora il Komandante che rivendica il diritto all’ironia, allo sberleffo e alla provocazione che sono parte del linguaggio del rock.
"In tutti questi anni ho preso anche molti schiaffi, sia dalla critica sia dalla gente: c’era un periodo in cui mi davano la colpa di tutto, per strada mi sputavano. Ma la provocazione artistica serve a tenere sveglie le coscienze, anche la mia – ricorda Vasco – "Io sono una persona semplice, ma non facile. Non sono per tutti, e forse ad alcuni do fastidio".
Ai benpensanti e ai conservatori il rocker di Zocca dedica anche uno dei suoi pensieri liberi: "Io ero solo la punta dell’uragano... Dietro c’era un mondo che cambiava, che cercava altri valori che loro non avrebbero mai capito. Del resto siamo ancora qua... e siamo i ‘soliti’. Sempre così".
"Di Vasco mi piace questa innocenza adulta – aggiunge Cagnone – E staccando i testi dalla musica, le sue parole acquistano una libertà improvvisa che forse non sapevano di avere". "Questo libro è per me come un riconoscimento, un Oscar alle mie canzoni. Ma io non sono un poeta – si schermisce Vasco – La poesia può vivere anche da sola, queste liriche hanno bisogno della musica". E le parole nascono così, quasi di getto: "Quando inizio a scrivere la prima frase, a volte poi non so se mi verrà la seconda e arrivare alla fine è quasi un miracolo", confessa il Blasco. Ma quando scrisse il testo di Vivere, rivela Arturo Bertusi, l’art director che lo segue da anni e ha curato anche il libro, "fu colto da una sorta di furore creativo: scriveva di getto su un blocco, cancellava, riprendeva, poi gettava i fogli a terra, nello studio di registrazione". E uno di quei fogli autografi di Vasco è divenuto la copertina del volume.
"Siamo soli noi, generazione di sconvolti che non ha più santi né eroi. Siamo solo noi..." Tradurre le lyrics di Vasco – spiega Vangelisti – non è stato semplice "perché è quasi impossibile trovare in americano tutte le sue rime e tutti i suoi ritmi. E poi c’è stata quella parola che proprio non riuscivo a capire, ‘sconvolti’..." "Già, è una parola che ho inventato io – risponde ridendo il rocker – Noi che uscivamo dagli anni ‘70, con tutti i sogni che avevamo avuto, negli anni ‘80 eravamo sconvolti. E forse lo siamo ancora".