Gli altri curano la malattia, lui il paziente. Gli altri studiano la cartella clinica, lui vuole conoscere anche la storia della persona. Impossibile non amare un medico così. E gli spettatori lo hanno amato, e Doc – Nelle tue mani ha ottenuto un successo straordinario. Le prime puntate trasmesse da Raiuno tra metà marzo e fine aprile, hanno fatto registrare ascolti record, con punte di 8 milioni e mezzo di spettatori, migliore esordio per una serie dal 2007. "Tantissime persone mi hanno detto che la serie è stata terapeutica, ed è fantastico per un medico sentirsi dire questo", riferisce il dottor Pierdante Piccioni che, a seguito di un incidente, ha perso la memoria degli ultimi dodici anni. La serie è ispirata a lui e alla sua storia, raccontata nel libro Meno dodici.
Torna dal 15 ottobre, con 7 serate su Raiuno, regia di Jan Maria Michelini e Ciro Visco, e già è in programma una seconda stagione. Luca Argentero è Doc, il dottor Andrea Fanti, affiancato tra gli altri da Matilde Gioli, Gianmarco Saurino, Sara Lazzaro, Giovanni Scifoni.
Argentero, si aspettava un simile successo?
"Abbiamo lavorato tutti per realizzare un buon prodotto ma nessuno si aspettava un consenso così largo. E non avendolo potuto festeggiare prima, perché il lockdown ci aveva bloccati e separati, lo abbiamo festeggiato quando ci siamo rivisti".
Quando siete tornati sul set.
"Sì, perché quando è scattato il lockdown mancavano ancora un paio di settimane di riprese. A metà luglio abbiamo potuto ricominciare a girare ed è stato molto bello tornare a lavorare dopo essere rimasti fermi per 4 mesi".
Come si è arrivati a questo risultato sorprendente?
"Ogni tanto ci sono progetti che raggiungono un’alchimia perfetta. Certamente abbiamo lavorato su una grandissima sceneggiatura, come raramente capita di leggere. Raiuno, poi, ha sposato un nuovo stile narrativo che fa di questa serie un prodotto di livello internazionale e difatti sta andando in onda con successo anche in Spagna e Portogallo".
Interpretare un medico, proprio mentre i medici erano impegnati in prima linea, è stata per lei una responsabilità maggiore.
"Noi ci siamo sempre impegnati per essere verosimili, credibili, frequentando veri reparti. Io poi ho avuto la fortuna di potermi confrontare con la persona che dovevo interpretare e questo mi è stato di grande aiuto".
Durante il lockdown era fiducioso che dopo ci sarebbe stato un cambiamento in meglio. Lo pensa ancora?
"Sì, assolutamente. Nell’immediato forse no, perché la prima reazione è stata di riguadagnare un po’ di libertà, forse troppa, perché forse le persone avevano veramente l’esigenza di sfogarsi. C’è stato un po’ di lassismo e lo stiamo pagando adesso. Ma sono fiducioso in un’evoluzione che vedremo nei prossimi anni, quando sapremo mettere a frutto quello che abbiamo imparato in questo periodo".
A maggio è diventato per la prima volta padre. Bel cambiamento.
"È nata Nina Speranza e tutto quello che si dice sulla nascita di un figlio, è vero. Una grande gioia che ti cambia la vita, e la cambia in meglio. E mi sembra che ci sia sempre stata, non riesco adesso a immaginare un mondo senza di lei".