Una folgorazione sulla via della seta. Una folgorazione casuale con un piviale (abito liturgico) esposto in una vetrina di un antiquario. E poi da qui a una ricerca continua di tessuti antichi ricamati per le nozze dei nobili di un tempo e riutilizzati per i paramenti sacri nelle chiese. È quella che ha colto il medico fiorentino Giovanni Falletti che ha iniziato a collezionare questi frammenti di una grande storia di cultura e bellezza arrivati fino a noi e ora, prima donati al Museo del Tessuto di Prato, e poi esposti nella mostra che ne celebra i cinquant’anni. ’Tesori di seta. Capolavori tessili della Fondazione Giovanni Falletti’ è l’esposizione proposta dal Museo del Tessuto di Prato, visitabile fino al 21 dicembre 2025 e curata da Daniela Degl’Innocenti, conservatrice del Museo del Tessuto, con la consulenza scientifica di Roberta Orsi Landini massima esperta nell’arte dei tessuti.
La mostra riunisce per la prima volta manufatti pieni di fascino, dai ricami ai libri, dalle stampe ai monili, alle armi storiche e alle maschere provenienti dall’Europa e da molti paesi asiatici e africani. Utilizzati per la confezione di sfarzosissime vesti laiche destinate alle aristocrazie del tempo, questi tessuti, per il loro enorme pregio e valore, venivano successivamente donati a istituzioni religiose che li riutilizzavano per realizzare paramenti sacri come pianete, dalmatiche, piviali.
Per facilitare la comprensione vi sono due apparati multimediali che raccontano, con metodi e linguaggi diversi, il processo di lavorazione del tessuto e lo sviluppo dell’arte della seta fino al periodo preindustriale. Microscopi digitali consentono di osservare la complessità degli intrecci di velluti, damaschi, broccati e lampassi. Infine, riproduzioni grafiche affiancate ai tessuti, illustrano lo sviluppo dei principali motivi decorativi adottati dalle botteghe tra XV e XVIII secolo.
Eva Desiderio