Giovedì 23 Gennaio 2025
ANDREA SPINELLI
Sanremo

Sanremo 2025, la cura di Giorgia: "Vibrazioni positive"

A trent’anni dalla vittoria con ‘Come saprei’ il ruolo da favorita al Festival: "Ma vincerà un pischello o una pischella, com’ero io nel 1995"

Milano, 23 gennaio 2025 – E poi… è stato come morire. Giorgia racconta il suo sesto sì al Festival di Sanremo tra i dubbi e le incertezze di ore che, proprio come la notte della canzone, non debbono esserle sembrate passare mai. "Quando, davanti all’entusiasmo messo nel provino de La cura di me, mi è stato chiesto ‘lo mandiamo a Carlo Conti?’ mi sono messa le mani sul viso" racconta lei, addentrandosi tra i come e i perché della canzone scritta assieme a Blanco e Michelangelo con cui prenota già da ora un posto in posto fra i protagonisti di questa settantacinquesima edizione. E poi… si vedrà.

Giorgia, 53 anni, festeggerà i trent’anni di Come saprei con un tour: 13 giugno a Roma, 6 dicembre a Bologna, 8 a Firenze, 13 a Milano
Giorgia, 53 anni, festeggerà i trent’anni di Come saprei con un tour: 13 giugno a Roma, 6 dicembre a Bologna, 8 a Firenze, 13 a Milano

D’altronde per miss Todrani quella di tornare all’Ariston è stata una scelta di cuore dettata non solo dall’anniversario di quella Come saprei che trent’anni fa le regalò il leone con la palma davanti a un Gianni Morandi "a cui chiedo ancora scusa", ma anche dalla gratitudine per il palco che nel 2024, affiancandola per una sera ad Amadeus nei panni di co-conduttrice, le ha indicato una strada arrivata poi fino a X Factor.

In mezzo ancora televisione, con la co-conduttrice su Canale 5 di Tutti per uno assieme a Il Volo, e cinema, col doppiaggio per la Disney di Oceania 2 e l’interpretazione per Ferzan Özpetek del tema della sua ultima fatica Diamanti.

Giorgia, un bel cambio d’orizzonte dopo quella Parole dette male che due anni fa, a prescindere dal sesto posto, non aveva convinto tutti.

"Ad essere sincera, neppure me. Non è andata malissimo, ma non è stata neppure un gran successo. Ricordo quel Sanremo come un Festival interiore, la mia prima cosa importante dopo l’isolamento del Covid, quello che mi ha permesso, però, di ritrovare la scintilla che credevo di aver perso. D’altronde sono i momenti bui a far risplendere poi quelli di luce e se due anni fa non mi fossi messa in gioco, forse sarei ancora rinchiusa tra le quattro mura di casa".

In quell’occasione suo figlio Samuel di non tifare per lei ma per Lazza. E stavolta?

"Ascoltato il pezzo, se n’è uscito con un giudizio lapidario: ‘Quest’anno meglio’".

Rifarà X Factor?

"L’idea nell’aria c’è. Vedremo. Intanto mi ha chiamato Pippo Baudo dicendo: Giorgia, sei brava pure a presentare. A 53 anni, per una che non si fa le punturine in faccia come me, avere un’occasione del genere a è stata una gran bella opportunità. A quarant’anni probabilmente non avrei accettato una scommessa del genere, per paura di sbagliare".

Si sente favorita?

"Avendo provato la vibrazione negativa, ora apprezzo quella positiva. Ma il pronostico non ci azzecca mai e poi penso che il Festival debba vincerlo un pischello o una pischella… Come me nel ‘95".

Poco sociale e tanto privato nelle canzoni di quest’anno.

"Viviamo tempi di tale angoscia che la musica sta diventando un mezzo di evasione mentale".

Effettivamente, la cronaca non tranquillizza certo gli animi.

"Se hai un figlio di quindici anni come me, le intenzioni di Trump e il suo staff sulla questione ambientale (e non solo su quella) un filo d’ansia te la mettono. Anche se il predecessore Biden non è che abbia fatto un granché. Comunque, in garage ho una Tesla… E non so se la vendo".

Cosa pensa dell’autotune, presente in diversi dei brani in gara?

"Per dare un colore sonoro alla mia esibizione ho chiesto un po’ di autotune pure io, ma il fonico s’è messo a ridere pensando scherzassi. Invece a me piace questo apporto della tecnologia usato dai ragazzi, e non vorrei essere discriminata solo perché vengo dall’altro secolo".

Ma lei lo condurrebbe il Festival?

"Se ‘non me fanno invecchià’ troppo, perché no? Conduttrice e direttrice artistica, per offrire al pubblico una mia visione a trecentosessanta gradi”.

Potendo chiamare chiunque, chi vorrebbe accanto la sera dei duetti? E per condividerci cosa?

"Mi dicesse sì Stevie Wonder ci canterei assieme pure Il ballo del qua qua".

Magari senza le scarpe di John Travolta.