Mercoledì 17 Luglio 2024
DAVIDE RONDONI
Magazine

La Chiesa dell’Autostrada, un prodigio nel segno del sacro

La Chiesa di San Giovanni dell'Autostrada, capolavoro architettonico e omaggio agli operai. Uno spettacolo per onorarla, con la partecipazione di vari artisti e del cardinale Betori. Riscoprire la bellezza sacra in un'epoca di incertezza.

La Chiesa dell’Autostrada, un prodigio nel segno del sacro

La Chiesa dell’Autostrada, un prodigio nel segno del sacro

La notte che mi fermai, qualche mese fa, a rimirare la chiesa di San Giovanni dell’Autostrada mi parve un capolavoro da esaltare nuovamente. Non solo per la singolare storia di opera voluta e realizzata da un ente, l’Iri, impegnato a costruire quello che allora fu un prodigio di autostrada detta del Sole, A1, ma anzitutto perché la sua magnificenza sobria e slanciata, la sua miracolosa bellezza di cementi, disegnate dal genio di Giovanni Michelucci fu pensata a onore della memoria degli operai morti per compiere l’impresa.

L’autostrada è metafora della vita. E così come Ungaretti ebbe “fiumi” per segnare la sua vita nomade, come dice nella poesia così titolata, io nomade contemporaneo ho insieme a fiumi e mari anche autostrade, viadotti, getto alto di tangenziali. Se quella notte il destino mi fece arrivare a Campi Bisenzio ai piedi di quella meraviglia non fu solo per ammirarla. Ma per mettere in moto il doveroso onore che l’Italia deve alla sua bellezza.

Ne nacque l’idea, subito appoggiata da Società Autostrade e dal parroco scrittore, don Vincenzo Arnone, e pure da una singolare luminosa figura di custode del tempio e attrice, Silvia Budri, di realizzare l’omaggio che stasera va in scena fuori e dentro la “tenda” o la “vela”. Uno spettacolo su un mio testo che spero visionario e popolare, ove prendono voce due figure di viaggiatori, nel viaggio come perpetua metafora della vita e nel segno della tenda, della vela, spazio di incontro tra umano e divino e segno di un “miglior viaggio”, direbbe Dante.

Compie sessant’anni la Chiesa dei viaggiatori. Pure io ne compio sessanta. E nulla conterebbe questo dato biografico se non per segnare ancora uno strano appuntamento con le bellezze fiorentine, dopo gli anni giovanili a frequentare Mario Luzi e Piero Bigongiari, e le amicizie con tanti artisti, dai poeti che saranno con me Sauro Albisani, Rosalba De Filippis, Denata Ndreca e Andrea Ulivi fotografo editore, Sandro Lombardi attore e l’esule Riondino, la donna dell’arte Francesca S. Tommasi. Nonché con il cardinal Betori, che ha appena lasciato la guida della Diocesi e sarà alla Chiesa di Michelucci. Volle lui un mio omaggio alla cupola del Brunelleschi per il seicentenario.

I due nomi dei due grandi architetti non a caso risuonano qui vicini essendo il maestro del ’900 ammiratore dell’autore della cupola, sulle cui tracce di “impossibilità” si mise concependo l’azzardo della sua chiesa-tenda. Ben lo sanno gli studiosi della fondazione a lui dedicata , e come ben sa Erika Di Felice, poetessa e architetto che ha impreziosito il libretto di scena con un intervento dove ha collazionato interventi di Michelucci.

Un modo per riscoprire la Chiesa dei viaggiatori. In un’epoca dove il viaggio è incerto sono necessari segni del sacro e un Dio che viaggia con noi.